Investimenti alternativi: SICAV ed ETF

A cura di Exante

Gli in­ve­sti­men­ti al­ter­na­ti­vi sono sem­pre più dif­fu­si, so­prat­tut­to quel­li che ven­go­no of­fer­ti dalle So­cie­tà d’In­ve­sti­men­to a Ca­pi­ta­le Va­ria­bi­le (SICAV) e dagli Ex­chan­ge-Tra­ded Fund (ETF) in forma li­qui­da. I fondi co­mu­ni di in­ve­sti­men­to a ca­pi­ta­le va­ria­bi­le non sono in grado di svi­lup­pa­re in modo assai ve­lo­ce i pro­dot­ti al­ter­na­ti­vi e di pro­por­li di­ret­ta­men­te ai con­su­len­ti fi­nan­zia­ri o agli in­ve­sti­to­ri pri­va­ti.

Prima erano i fondi hedge che of­fri­va­no delle stra­te­gie al­ter­na­ti­ve e il clien­te do­ve­va es­se­re ac­cre­di­ta­to ossia cor­ri­spon­de­re ai re­qui­si­ti sul li­vel­lo di red­di­to e sul va­lo­re netto delle at­ti­vi­tà. Dopo la crisi fi­nan­zia­ria degli anni 2008-2009 tali stra­te­gie ven­go­no of­fer­te sem­pre più spes­so in forma più li­qui­da e ac­ces­si­bi­le.

Cosa si intende per investimenti alternativi?

Gli og­get­ti degli in­ve­sti­men­ti al­ter­na­ti­vi non sono sol­tan­to azio­ni, ob­bli­ga­zio­ni o va­lu­te. Lo scopo del­l’in­ve­sti­men­to al­ter­na­ti­vo è di­ver­si­fi­ca­re il por­ta­fo­glio. In con­di­zio­ni per­fet­te gli og­get­ti di que­sti in­ve­sti­men­ti si cor­re­la­no poco con le po­si­zio­ni lun­ghe sulle azio­ni o sugli stru­men­ti di de­bi­to che co­sti­tui­sco­no la base di molti por­ta­fo­gli.

Esi­sto­no varie stra­te­gie al­ter­na­ti­ve:

  • Fondi hedge (inclusi i fondi dei fondi)
  • Fondi strategici macro
  • Prodotti di base e futures gestibili
  • Proprietà immobiliari
  • Metalli preziosi
  • Posizioni lunghe e cortes ulle azioni
  • Arbitraggio di titoli convertibili
  • Investimenti privati diretti
  • Strategie particolari di scambio di obbligazioni
  • Fondi avvoltoio
  • Fondi venture capital
  • Arbitraggio su fusioni

Nel pas­sa­to molte delle sud­det­te stra­te­gie erano cir­co­scrit­te ai fondi hedge e a si­mi­li strut­tu­re d’in­ve­sti­men­ti li­mi­tan­ti. Ades­so sono di­spo­ni­bi­li sotto forma di SICAV e ETF. È un cam­bia­men­to im­por­tan­te che ri­guar­da tutti gli in­ve­sti­to­ri, non solo quel­li ac­cre­di­ta­ti. Pro­prio per que­sto le SICAV ri­ce­vo­no tanta at­ten­zio­ne come in­ve­sti­men­ti al­ter­na­ti­vi.

Questo mercato vede circolare soldi a palate

Se­con­do i dati di Mor­ning­star Inc., nel 2013 le SICAV al­ter­na­ti­ve hanno ri­ce­vu­to 40 mi­liar­di di dol­la­ri di in­ve­sti­men­ti e nel pe­rio­do tra gen­na­io e no­vem­bre del 2014 an­co­ra 19 mi­liar­di. In set­tem­bre 2014 l’en­ti­tà dei fondi ge­sti­ti dalle SICAV al­ter­na­ti­ve ha su­pe­ra­to 206 mi­liar­di di dol­la­ri e per la mag­gior parte con­si­ste­va degli in­ve­sti­men­ti dei clien­ti pri­va­ti. La cifra è dieci volte maggiore di quel­la di dieci anni fa.

Nel mondo ci sono circa 500 SICAV al­ter­na­ti­ve la più parte delle quali sono ap­par­se dopo la crisi del 2008. Tutto som­ma­to, si vede che le stra­te­gie e pro­ba­bil­men­te i punti di ri­fe­ri­men­to prin­ci­pa­li sono stati ela­bo­ra­ti ba­san­do­si sul­l’e­spe­rien­za di crisi ma non hanno visto la real­tà del crol­lo del mar­ca­to.

Non disponete dell’endowment di Yale

Negli ul­ti­mi anni molti ar­ti­co­li sono stati scritti sui van­tag­gi degli in­ve­sti­men­ti al­ter­na­ti­vi nel con­te­sto del suc­ces­so che ave­va­no ap­por­ta­to agli en­do­w­ment (fondi di do­ta­zio­ne) di uni­ver­si­tà ri­no­ma­te come quel­le di Yale e Har­vard.

È im­por­tan­te ri­cor­da­re che gli in­ve­sti­to­ri isti­tu­zio­na­li di que­sto tipo hanno in di­spo­si­zio­ne un in­te­ro or­ga­ni­co di esper­ti e ri­cor­ro­no ai ser­vi­zi dei con­su­len­ti fi­nan­zia­ri emi­nen­ti per sce­glie­re, va­lu­ta­re e con­trol­la­re gli in­ve­sti­men­ti nelle stra­te­gie al­ter­na­ti­ve. Inol­tre, di­spon­go­no dei fondi che per­met­to­no di in­ve­sti­re senza in­ter­me­dia­ri, men­tre tale pos­si­bi­li­tà manca agli in­ve­sti­to­ri più pic­co­li.

Capite questi investimenti?

È im­por­tan­te ren­der­vi conto se ca­pi­te o no che cosa fac­cia­no una SICAV o un ETF che si oc­cu­pa di stra­te­gie al­ter­na­ti­ve, quali fat­to­ri di mer­ca­to ap­por­ti­no re­dit­ti o per­di­te e, il fatto più im­por­tan­te, per­ché in­ve­sti­re pro­prio in que­sto fondo vi con­ven­ga. Il vo­stro con­su­len­te fi­nan­zia­rio può chia­ri­re tali que­stio­ni? Com­pren­de in tutti i det­ta­gli la stra­te­gia pro­po­sta o la sua so­cie­tà conta solo sul­l’in­cre­men­to della com­mis­sio­ne?

È più pro­ba­bi­le che gli in­ve­sti­to­ri che hanno col­lo­ca­to i loro fondi negli stru­men­ti al­ter­na­ti­vi senza com­pren­den­re tutta la com­ples­si­tà della strut­tu­ra e del fun­zio­na­men­to di al­cu­ni di essi ri­ti­ri­no i soldi in si­tua­zio­ni sfa­vo­re­vo­li di mer­ca­to e que­sto fatto ri­sul­ta con­tra­rio al­l’i­dea stes­sa del­l’u­so delle stra­te­gie al­ter­na­ti­ve.

Costi e liquidità

Il li­vel­lo di spese dei clien­ti di molte SICAV al­ter­na­ti­ve è assai ele­va­to. Il fatto è do­vu­to alle stra­te­gie co­sto­se e pro­ba­bil­men­te al nu­me­ro re­la­ti­va­men­te basso di at­ti­vi che al­cu­ni fondi hanno a di­spo­si­zio­ne. Inol­tre, su que­sto mer­ca­to ci sono pochi par­te­ci­pan­ti, per­ciò non c’è tanta ne­ces­si­tà di con­cor­re­re sul prez­zo.

Nei fondi hedge più tra­di­zio­na­li le stra­te­gie al­ter­na­ti­ve co­sta­no sem­pre di più in molti casi a causa delle com­mis­sio­ni ele­va­te.

Nel­l’am­bi­to degli in­ve­sti­men­ti al­ter­na­ti­vi tra­di­zio­na­li la li­qui­di­tà era sem­pre più o meno un pro­ble­ma. In più casi non si può ef­fet­tua­re un rim­bor­so che alle date de­ter­mi­na­te e di re­go­la il clien­te è te­nu­to a co­mu­ni­car­lo in an­ti­ci­po. I sud­det­ti pro­ble­mi si sono messi in primo piano du­ran­te la crisi del 2008-2009 in cui al­cu­ni fondi hedge hanno con­ge­la­to i rim­bor­si e i clien­ti hanno do­vu­to prele­va­re con le te­na­glie i pro­pri soldi.

Negli ul­ti­mi anni molti con­su­len­ti fi­nan­zia­ri che pre­fe­ri­sco­no le com­mis­sio­ni alte con­si­glia­no di ri­cor­re­re ai real esta­te in­vest­ment trust (in ita­lia­no i fondi co­mu­ni di in­ve­sti­men­to im­mo­bi­lia­ri) fuori borsa. In ef­fet­ti, le quote di par­te­ci­pa­zio­ne ai REIT co­sti­tui­sco­no un in­ve­sti­men­to non li­qui­do nelle azio­ni delle so­cie­tà le­ga­te al­l’am­bi­to im­mo­bi­lia­re. In molti casi gli in­ve­sti­men­ti realizzano un buon gua­da­gno però la li­qui­di­tà è li­mi­ta­ta e non esi­ste un mer­ca­to se­con­da­rio delle quote REIT.

Che cosa si intende per portafoglio bilanciato?

Di so­li­to un por­ta­fo­glio bi­lan­cia­to è quel­lo dove le azio­ni co­sti­tui­sco­no il 60% e i ti­to­li di de­bi­to ne rappresentano il 40%. Le azio­ni pos­so­no rap­pre­sen­ta­re le at­ti­vi­tà delle SICAV e ETF in clas­si tra­di­zio­na­li come le so­cie­tà a pic­co­la, media e gran­de ca­pi­ta­liz­za­zio­ne e le azio­ni delle so­cie­tà in­ter­na­zio­na­li. I ti­to­li di de­bi­to com­pren­do­no le quote dei fondi di ob­bli­ga­zio­ni della stes­sa ca­te­go­ria di in­ve­sti­men­ti, le ob­bli­ga­zio­ni a breve ter­mi­ne, le ob­bli­ga­zio­ni della te­so­re­ria ame­ri­ca­na pro­tet­te dal­l’in­fla­zio­ne (le TIP), e pro­ba­bil­men­te una parte di ob­bli­ga­zio­ni stra­nie­re.

In­vest­ment News ha sup­po­sto che il bi­lan­cio ot­ti­ma­le venga rag­giun­to dal 30% delle azio­ni, dal 30% delle ob­bli­ga­zio­ni e dal 40% degli in­ve­sti­men­ti tat­ti­ci negli stru­men­ti al­ter­na­ti­vi li­qui­di. A rigor di ter­mi­ni, l’ap­proc­cio tra­di­zio­na­le ossia le po­si­zio­ni lun­ghe sulle azio­ni e ob­bli­ga­zio­ni con­tri­bui­va in modo ef­fi­ca­ce alla di­ver­si­fi­ca­zio­ne del por­ta­fo­glio. L’in­cre­men­to po­ten­zia­le dei tassi di in­te­res­se in­flui­sce la ten­den­za delle ob­bli­ga­zio­ni e que­sto fatto può su­sci­ta­re un in­te­res­se verso gli stru­men­ti al­ter­na­ti­vi li­qui­di.

Come in ogni altro caso l’uso cor­ret­to degli in­ve­sti­men­ti al­ter­na­ti­vi per le esi­gen­ze di un clien­te par­ti­co­la­re può ga­ran­ti­re la di­ver­si­fi­ca­zio­ne e con­tri­bui­re al con­trol­lo dei ri­schi.

Conclusioni

Le SICAV e gli ETF of­fro­no i pro­dot­ti che per­met­to­no di trar­re pro­fit­to dagli av­ve­ni­men­ti e dalle ten­den­ze del mer­ca­to. Gli in­ve­sti­men­ti al­ter­na­ti­vi, so­pra­tut­to quel­li of­fer­ti dalle so­cie­tà di in­ve­sti­men­to a ca­pi­ta­le va­ria­bi­le in forma li­qui­da, sono dif­fu­si, però gli in­ve­sti­to­ri de­vo­no es­se­re si­cu­ri che que­sti pro­dot­ti gli con­ven­ga­no e siano ade­gua­ti al loro por­ta­fo­glio. Trat­ta­ti in modo giu­sto e se­le­zio­na­ti at­ten­ta­men­te gli stru­men­ti al­ter­na­ti­vi pos­so­no ri­sul­ta­re molto utili.

 

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