Chi decide delle sorti dei tassi Fed: i dati macro o il mercato?

A cura di Saxo Bank
Janet Yellen presenta oggi al Congresso il resoconto semestrale di politica monetaria (segue domani la testimonianza davanti al Senato). Difficilmente si sbilancerà riguardo all’ancora lontana riunione del FOMC del 15-16 marzo, quando la Fed avrà nuovamente il vantaggio di poter agire una volta osservata la reazione del mercato allo stimolo atteso pochi giorni prima da Draghi. Che le conferme non arrivino fino all’ultimo momento, lasciando aperta ogni porta per decidere in base alle aspettative sulle condizioni macroeconomiche non è una novità, ma in mancanza di una linea chiara il Congresso potrebbe finire per mettere in discussione la stessa opportunità di partire a dicembre col primo ritocco, incrementando i timori del mercato.
Vale la pena ricordare che i continui rimandi a cui la Fed ci ha abituati sono legati alla volontà di evitare il più possibile il rischio di discontinuità nelle scelte di politica monetaria, facendo un passo indietro ai primi segni di rallentamento dell’economia. Il cambio di rotta di dicembre avrebbe dovuto ricordare al mercato che la Yellen non ha mai agito in seguito all’osservazione di un dato contingente, ma in base a confermate prospettive di lungo periodo, che come comunicato al termine della riunione di due settimane fa, non appaiono sensibilmente cambiate da dicembre ad oggi.
Nonostante la delusione dei Nonfarm Payroll (+151k contro le aspettative di +185k, già sensibilmente in calo rispetto ai +292k di gennaio) il FOMC ha infatti confermato che la view sul mercato del lavoro resta positiva, e il target del 2% di inflazione è ritenuto concretamente realizzabile nel medio periodo, al dissiparsi degli effetti dei prezzi petroliferi e delle importazioni non energetiche.
Il mercato ha però letto come una frenata la mancanza di conferme riguardo i prossimi rialzi, recependo il messaggio che i tassi potrebbero crescere più lentamente del previsto. La probabilità implicita nei Fed Fuds Futures di un primo step in primavera è infatti prezzata ormai a zero, contro il 52% toccato a fine anno, creando un rischio non indifferente per la Yellen di mostrarsi troppo propensa a un ritocco dei tassi a marzo. Non sono quindi i dati macroeconomici a frenarla, la vera domanda è se il mercato lo permetterà.

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