E’ il momento della svolta? La view di East Capital

A cura di Peter Elam Håkansson, Presidente e direttore degli investimenti di East Capital
L’ultimo trimestre del 2015 ha concluso un anno che sarà ricordato con sentimenti molto contrastanti. Lo scorso anno, infatti, gli indici di mercato dei mercati di frontiera hanno ceduto il 4%, quelli dei mercati emergenti il 9% e quelli dei Paesi sviluppati il 7%. La politica ha giocato un ruolo importante per lo sviluppo di molti mercati Emergenti nell’ultimo trimestre del 2015. In Argentina, Polonia e Turchia, le elezioni hanno avuto un impatto significativo sui mercati. In Russia, invece, è stata la geopolitica a farla da padrone con il prolungamento delle sanzioni dell’Unione Europea, l’intervento militare in Siria e le tensioni con la Turchia.
Allo stesso tempo, sul fronte macroeconomico, l’annuncio del Fmi riguardo all’inclusione della valuta cinese nel paniere Sdr (Special Drawings Rights, Diritti speciali di prelievo) a partire da ottobre 2016, è stato un passaggio importante per il processo di internazionalizzazione del renminbi. Tuttavia, i prezzi delle materie prime hanno proseguito il loro trend ribassista, fattore che ha messo sotto pressione molti dei Paesi esportatori di petrolio, inclusa la Russia.
Sul fronte degli Stati Uniti , la decisione di rivedere al rialzo i tassi d’interesse alla fine del 2015, che ha messo fine ad un ciclo di politica monetaria accomodante che aveva supportato la ripresa a livello globale dopo la crisi finanziaria, non ha generato un evidente contraccolpo sui mercati dato che si trattava di una decisione nota da tempo.
Gennaio è stato caratterizzato da alti livelli di volatilità sui mercati di tutto il mondo.
L’avversione al rischio da parte degli investitori si è rapidamente impennata portando ad una disfatta sui mercati. La causa che più spesso viene individuata come principale fonte delle tensioni a livello globale è da ricercare nella volatilità del mercato azionario cinese di classe A e del renminbi e di tutto ciò che queste questioni si portano dietro. E sono rapidamente riemersi i timori di lungo periodo in merito alle possibilità di un hard landing dell’economia cinese, di una recessione globale, di guerre valutarie e di problematiche relative al mondo del credito.
In fin dei conti, siamo ottimisti e sottolineiamo quattro importanti temi di mercato: in primo luogo molti Paesi non hanno sprecato l’occasione fornita dalla crisi cogliendo l’opportunità di correggere sia il fronte valutario che quello del deficit di bilancio. Per quanto riguarda poi i Mercati Emergenti, il settore offre in generale un mix interessante di valore, crescita e rendimento. E va anche notato come il rapporto di crescita tra le economie Emergenti e quelle sviluppate abbia probabilmente toccato il fondo nel secondo semestre dell’anno scorso dopo un processo di contrazione che dura da circa cinque anni. Infine, la revisione al rialzo dei tassi americani, di solito, rappresenta un supporto per l’azionario dei Mercati Emergenti.
Naturalmente, volatilità e incertezza rappresentano un turbamento tanto per gli investitori quanto per i gestori con un approccio long-only. La nostra convinzione sull’avvicinarsi di un momento di svolta per i Mercati Emergenti è stata insidiata dall’andamento delle prime settimane del 2016, ma le fondamenta del nostro outlook rimangono invariate. Dal nostro punto di vista, ci sforziamo di avere un approccio di lungo periodo, vero tratto distintivo della nostra filosofia d’investimento.

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