Banche sotto pressione, Cds Deutsche Bank ai massimi storici

a cura di Vincenzo Longo, market strategist di IG

Si sta per chiudere l’ennesima seduta in profondo rosso per Piazza Affari in una settimana che presenta già una performance negativa di oltre 7 punti percentuali. Il balzo di ieri è stato completamente eroso dal mercato dopo circa 30 minuti dall’apertura degli scambi questa mattina. Una simile circostanza sottolinea quanto sia pessimista il sentiment degli investitori in questo momento. Abbiamo l’impressione, infatti, che lo scetticismo sui mercati nell’ultima settimana si sia tramutato in vero e proprio pessimismo. I mercati sono sull’orlo di una crisi di panico. A conferma di ciò, continuano ad aumentare i flussi in acquisto verso i beni rifugio, tra cui oro, yen e titoli di Stato (tra cui Bund, Treasury e Gilt).

Segnaliamo in particolare, il violento apprezzamento dell’oro, che è arrivato a toccare oggi 1.244 dollari/oncia, massimi da febbraio 2015. Da inizio settimana il metallo giallo avanza quasi del 7%, una performance questa che se dovesse essere tenuta sino a domani sarebbe la più importante da dicembre 2008. Altrettanto importanti sono i movimenti sullo yen, schizzato ai massimi da ottobre 2014 verso il dollaro statunitense. Proprio i violenti movimenti sullo yen hanno fatto circolare i rumors nel pomeriggio su un possibile intervento della Bank of Japan, volto a frenarne il movimento di apprezzamento.

Ancora una volta le vendite interessano in modo particolare il comparto bancario, con i titoli del settore che in Europa perdono in media circa il 4%. Fa peggio Société Générale, che lascia sul terreno ora il 10%, dopo essere arrivata a perdere oltre 15 punti percentuali. I conti deludenti e il precario outlook 2016 proclamato dal colosso francese non fanno che alimentare i dubbi sulla stabilità e la redditività del settore in Europa. Rimanendo su questo fronte, il mercato non sembra mollare la presa su Deutsche Bank, oggi arrivata a perdere il 10% in borsa, salvo poi recuperare parte delle perdite. I timori rimangono altissimi sulla banca tedesca, come confermano anche i cds sui bond a 5 anni, saliti oggi ai nuovi massimi storici. Il mercato continua a portare avanti la sua scommessa.

In molti si chiedono come mai si sia arrivati a questo punto, se la situazione della banca fosse ormai nota da tempo. La risposta è nel rapido deterioramento del mercato in questo inizio di anno. I crescenti timori di rallentamento dell’economia cinese hanno fatto vacillare molte posizioni in derivati che la banca ha sulla Cina. Il resto l’ha fatto la Bce. Dopo il taglio dei tassi sui depositi di dicembre, l’Istituto di Francoforte guidato da Mario Draghi il 21 gennaio ha fatto sapere che i tassi rimarranno bassi per un periodo più lungo di tempo visto il deterioramento delle aspettative inflattive. Una situazione questa che aggiunge pressione al già compromesso margine d’interesse delle banche. Proprio l’aspettativa di tassi bassi ben oltre il 2017 potrebbe essere stata la mossa che ha spiazzato il management di Deutsche Bank.

Il cerchio si è chiuso poi con l’introduzione del bail-in. Fino a qualche anno fa, il moral hazard probabilmente ha impedito agli investitori di scommettere contro le banche, dato che in caso di difficoltà sarebbero intervenuti i governi per salvarle. Con il bail-in i governi non possono più intervenire e gli Istituti possono fallire a rischio di azionisti, obbligazioni junior, obbligazionisti senior e depositanti (in ordine). In sostanza, è il mercato a decidere. Crediamo che la situazione della banca sia difficile, ma non ancora grave al momento. L’impressione, però, è che se il mercato dovesse attaccarla, potrebbe essere una preda facile.

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