Guerre valutarie di tutti contro tutti

a cura di DeAWM

Nelle ultime due settimane, ben due banche centrali hanno continuato a sospingere i propri programmi espansivi. La Banca del Giappone, come abbiamo visto una settimana fa, ha portato i tassi di deposito sottozero creando un sistema “a cascata” per non penalizzare le banche nipponiche: con il loro sistema, soltanto 10 trilioni di Yen (su 231 trn di riserve totali) sono soggetti al tasso negativo di -0,10%: un rapporto del 4,3%, contro l’85% in Eurozona (EURO 665 mld su 778 totali), 100% in Svezia (SEK 214 mld), 28% in Svizzera (CHF 113 mld su 408), e 80% in Danimarca (DKK 115 mld su 144 totali). Ebbene, la performance dei finanziari giapponesi è stata altrettanto negativa che negli Stati Uniti ed in Europa. Non solo, anche lo Yen ha subito un forte apprezzamento, l’esatto opposto rispetto alle intenzioni della Banca del Giappone.

La scorsa settimana è stata la volta della Svezia: la loro banca centrale, la Riksbank, ha ridotto il tasso “repo” a di 15pb -0,50%.

Questo ha portato gli investitori a domandarsi quanto più in basso si può andare con i tassi di deposito? Gli effetti positivi continueranno ad essere più degli effetti indesiderati che queste politiche potranno avere? Atualmente circa USD 7 trn, ovvero circa 1/3 delle emissioni governative globali, ha un rendimento a scadenza sottozero: quanto in là possiamo andare? Sono domande senza risposta, ma che fanno riflettere. Stimando una prosecuzione lineare delle politiche espansive esistenti, nel 2017 i programmi QE attivi possono raggiungere il 115% del PIL in Giappone ed il 40% in Eurozona, portando la Banca del Giappone a detenere il 45% e la BCE il 30% dei rispettivi bond governativi.

Che fare quindi? Se da un lato è troppo presto sposare la view pessimista che le banche centrali hanno di colpo esaurito il loro arsenale, dall’altro è importante notare come l’attuale deterioramento delle condizioni finanziarie globali sia un grattacapo di non poco conto anche a Francoforte. La scorsa settimana abbiamo appreso che il PIL in Eurozona arranca, mentre la produzione industriale ha registrato il maggior calo degli ultimi 16 mesi: la situazione non è ancora critica, ma certamente la BCE dovrà rivedere, alla prossima riunione di marzo, le stime di crescita per il 2016 (attualmente 1,7%) e di inflazione (attualmente 1%), rendendo di conseguenza probabile un nuovo aumento del programma QE.

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