A che punto siamo nel ciclo del credito?

Secondo Standard Life Investments, asset manager globale, occorre attendersi un altro anno di volatilità sui mercati globali del credito, con ulteriore dispersione delle performance a livello geografico. Nel Global Outlook di febbraio, Craig MacDonald, Head of Credit di Standard Life Investments, ha utilizzato una serie di indicatori per valutare a che punto sia il ciclo del credito, prendendo in considerazione i trend negli standard creditizi bancari, i livelli di indebitamento aziendali, e l’appiattimento delle curve di rendimento dei governativi.
Craig MacDonald ha commentato: “Anche se sotto pressione, i mercati del credito lo scorso anno hanno mantenuto una notevole dispersione a livello di performance regionali e di debito investment grade, creando così opportunità selettive per gli investitori più esperti. Gli high yield europei hanno sovraperformato rispetto a quelli USA; i bond investment grade in sterline hanno sovraperformato su quelli in euro, e il credito dei mercati emergenti asiatici ha ben performato a dispetto dei timori diffusi sulla Cina.
Ciononostante, l’esordio del 2016 è stato debole e molto più correlato. C’è stata una stretta sugli standard creditizi nei mercati emergenti, e si delineano i primi segnali di una stretta anche negli Stati Uniti, benché in Europa l’attività creditizia si stia ancora allentando. Il livello di indebitamento aziendale è ancora relativamente alto nel comparto degli investment grade, ma resta inferiore a quello del 1990, se si escludono i settori energia e materie prime. Infine, anche se le curve dei rendimenti si sono appiattite, sono ancora più ripide di quanto non fossero quelle associate alle precedenti recessioni. I default sono aumentati, ma sono partiti da livelli storicamente bassi e sono, di norma, un indicatore ritardato, non anticipatore.
Le obbligazioni High Yield americane, con una perdita del -5%, sono state tra i peggiori performer dei mercati obbligazionari nel 2015. Quasi il 50% dei bond ha prodotto rendimenti negativi e un buon numero ha raggiunto livelli di sofferenza. Poco più del 20% dei nomi high yield statunitensi riguardano i settori energia e commodity e sono quindi vulnerabili al calo dei prezzi delle materie prime. Il livello di sofferenza è visibile anche nei settori retail e telecomunicazioni, anche se i rendimenti sono aumentati fino al 9%, generando opportunità selettive.
Nel comparto investment grade Usa, gli emittenti di buona qualità ora sembrano convenienti. E se da un lato cerchiamo di evitare alcune banche americane regionali di piccole dimensioni, sovraesposte alle materie prime, per le grandi banche come JP Morgan è tutta un’altra storia, poiché hanno bilanci forti e bassa esposizione alle materie prime.
A preoccupare i mercati sono stati anche i mercati emergenti. Tuttavia, i corporate bond russi hanno generato ottime performance nel 2015, nonostante le molteplici difficoltà del Paese. Anche il credito cinese ha sovraperformato, in particolare nel comparto dei bond immobiliari. Il risultato è che il credito dei mercati emergenti comporta sia opportunità che rischi.
In conclusione ci aspettiamo un altro anno di volatilità sui mercati obbligazionari, e crediamo che il rischio di recessione sia più basso dei prezzi di mercato. Questo ambiente offre opportunità selettive. Nel comparto delle obbligazioni high yield nel 2015, i nostri fondi hanno beneficiato di un’esposizione ridotta ai titoli CCC più rischiosi, ma è ancora troppo presto per modificare questa posizione nonostante i maggiori rendimenti offerti.

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