Opportunità nei bond high yield, forti sconti nel settore energy

A cura di Matthew Eagan, Global Fixed Income Manager, Loomis, Sayles & Company
Riteniamo che il mercato obbligazionario non sia efficiente nel prezzare rischi specifici come la rapida discesa del prezzo del petrolio e i suoi effetti sul credito del settore energetico. E quando i titoli sono scambiati ad un prezzo inferiore al loro valore intrinseco o al valore reale che noi attribuiamo alla relativa azienda, ci troviamo in un momento propizio per acquistare titoli selezionati e tenerli per un certo periodo di tempo. Detto questo, ritengo che il periodo attuale sia molto positivo per che investe sul credito.
Valore nelle obbligazioni high yield. Il settore high-yield statunitense ha appena chiuso uno degli anni più difficili, registrando la terza maggior perdita di sempre in un anno solare dopo il 2008 e il 2000. È interessante sottolineare che ciò è avvenuto in assenza di una recessione negli Stati Uniti. Inoltre, abbiamo visto che quando gli investitori abbandonano il settore delle obbligazioni ad alto rendimento, non si limitano a vendere obbligazioni connesse al settore energetico. Vendono anche i titoli non legati alle commodity. Dall’inizio del 2016, siamo in presenza di uno sconto di circa 86 centesimi sul dollaro, un buon livello per entrare nel mercato high-yield.
Forti sconti nel settore energetico. Il mercato delle obbligazioni high yield è oggi nettamente diviso tra il settore delle commodity ed i settori diversi dalle commodity. Per esempio, se togliamo l’indice energetico dal mercato high yield statunitense complessivo, il prezzo medio è appena sotto i 58 centesimi sul dollaro (al 4 febbraio). Ciò dimostra che le obbligazioni high-yield del comparto energetico sono scambiate a livelli molto inferiori rispetto al mercato high-yield nella sua globalità.
Gli attuali prezzi suggeriscono inoltre che circa un terzo o più degli emittenti nel settore energetico andrà in default. Noi non prevediamo default così numerosi, né crediamo che i prezzi energetici resteranno così bassi a lungo. Pertanto, pensiamo sia possibile individuare diverse opportunità di valore in questo contesto: aziende che hanno costi di break-even per il petrolio relativamente bassi, nell’arco di un intero ciclo di business, e sono sufficientemente flessibili per resistere almeno due anni a bassi prezzi delle risorse energetiche.
La domanda di petrolio continua ad aumentare. Nonostante il rallentamento della propria crescita, anche la Cina continua a consumare molto petrolio. Sulle strade circolano più vetture che mai e il mercato cinese di SUV è il più grande al mondo. Cominciamo a vedere una crescita annualizzata di circa il 4% delle importazioni di petrolio dalla Cina. Vi sono anche altre aree geografiche che stanno crescendo, inclusi gli Stati Uniti. Quindi non riteniamo che il crollo del petrolio sia dettato dalla domanda, ma piuttosto dall’offerta, e chiaramente ci troviamo di fronte ad un eccesso di offerta. Detto questo, non ci aspettiamo né vi è la necessità che gli aggiustamenti in termini di produzione vengano implementati dall’OPEC. Il Nord America sta già provvedendo in tal senso.
In generale, penso che i prezzi del petrolio probabilmente aumenteranno entro la fine dell’anno. L’offerta di petrolio dovrebbe continuare a restringersi nel 2017, e penso che i mercati finanziari e valutari inizieranno a tenerne conto nel prossimo futuro nel relativo prezzo – specialmente per le valute legate alle commodity.

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