C’era una volta nel West… La view di Exane

A cura di Pierre Olivier Beffy, Chief Economist di Exane Bnp Paribas
La settimana scorsa ho incontrato degli investitori del Midwest e della West Coast. E sebbene il tempo fosse mite in California, ho affrontato una tempesta di neve a Denver e a Santa Fe. In un certo senso le condizioni metereologiche riflettono lo stato d’animo degli investitori americani che ho incontrato recentemente: dopo quanto successo ad inizio anno sui mercati USA, gli investitori americani sembrano attualmente più prudenti. Sebbene molti pensano che le attuali tendenze macroeconomiche indichino un miglioramento dei mercati nei prossimi mesi, buona parte degli investitore ritiene che l’entità del rimbalzo dovrebbe essere contenuta.
Nel corso dei miei incontri mi sono reso conto che l’andamento dell’economia non è fra i temi di attualità più seguiti. La maggior parte degli investitori americani ritiene che i dati macroeconomici non siano così negativi e che la probabilità che lo stress dei mercati finanziari possa riversarsi sull’economia quest’anno sia basso.
In particolare, gli investitori USA pensano che i dati macroeconomici stiano inviando un segnale con un ritardo temporale. Ne deriva che la pubblicazione di dati sul settore dei servizi più deboli delle attese potrebbe sorprenderli negativamente mentre dei dati più robusti delle stime sul settore manifatturiero potrebbe sorprenderli positivamente. A tal proposito, il rimbalzo delle commesse di beni durevoli negli Stati Uniti suggerisce che la produzione si sta stabilizzando. Alla luce di ciò, gli investitori americani ritengono che la crescita degli utili sarà un importante driver dei mercati azionari.
L’andamento del prezzo del petrolio è stato un importante argomento di discussione nel corso dei miei incontri. L’interrogativo principale è quando e soprattutto a quale livello il prezzo del petrolio toccherà il suo punto di minimo. Il problema è che nessuno sa veramente quante perdite i produttori di petrolio possano sopportare prima che ciò inneschi reazioni politiche. Tenuto conto del significativo rallentamento della produzione petrolifera stimato dagli analisti Oil & Gas di Exane BNP Paribas, continuiamo a ritenere che il 2016 sarà l’ultimo anno di calo del prezzo del petrolio.
Alcuni degli investitori statunitensi pensano che l’Arabia Saudita voglia vedere un calo nella produzione di petrolio di scisto negli Stati Uniti prima di tagliare la propria produzione. Vale la pena sottolineare che Whiting Petrolio e Continental Resources hanno appena annunciato che avrebbero interrotto tutte le operazioni di perforazione in North Dakota nel Q2. Più in generale, il sentiment è che il potenziale di ribasso dell’oro nero sia contenuto.
Durante i meeting, ho, inoltre, notato un maggiore scetticismo sull’Europa e sono state numerose le domande sul referendum del 23 giugno sulla Brexit. Al di là dell’opinione degli esperti sulla permanenza o meno della Gran Bretagna nell’UE, gli investitori americani sono preoccupati soprattutto per l’impatto che tale incertezza politica avrà sui mercati europei fino a giugno.
Un’ulteriore preoccupazione è rappresentata dal sistema bancario italiano e dall’incapacità della BCE di cambiare davvero l’andamento dell’economia in Europa. Per riassumere: gli investitori americani ritengono che l’economia dell’Eurozona sia in condizioni stabili, che lo stress recente non giustifichi un’escalation delle azioni di politica monetaria e, infine, che la politica sia un problema permanente in Europa.
Per quanto riguarda la politica negli Stati Uniti, Donald Trump ha ottenuto una larga vittoria nelle primarie repubblicane in Nevada. Se Donald Trump non viene fermato durante il Super Tuesday (1° marzo), sarà certamente il candidato repubblicano a correre per le presidenziali. In tale caso, il consensus si aspetta che molti elettori sosterranno il candidato democratico per impedire a Trump l’ingresso alla Casa Bianca. Si verificherebbe una situazione simile a quella registrata in Francia in occasione del secondo turno delle elezioni presidenziali del 2002.
Infine, gli investitori americani non pensano che il ciclo di stretta dei tassi da parte della Fed sia terminato. Per esempio, martedì il vice presidente della Fed Stanley Fischer ha affermato che la volatilità dei mercati non dovrebbe avere un impatto significativo sull’economia evidenziando che ci sono stati segnali di una ripresa nella crescita e nelle retribuzioni nel Q1. Inoltre, sono in molti a considerare che la Yellen sia molto dovish e per questo si aspettano che il ritmo della stretta monetaria sarà molto graduale, con solamente due o tre rialzi dei tassi prima della prossima recessione negli USA.

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