Nel cielo sopra i banchieri centrali volano droni e colombe

A cura di GianPaolo Bazzani, Ad Saxo Bank Italia
Nonostante le misure straordinarie messe in atto dalla BCE, l’Eurozona sembra bloccata in una prolungata fase di bassa inflazione e modesta generazione di ricchezza economica. Proprio ieri, Standard & Poor’s ha tagliato le stime di crescita 2016 dell’area all’1,5%, contro l’1,8% indicato nelle proiezioni di novembre 2015. Guardando all’Italia, gli economisti di S&P per l’anno in corso ipotizzano una crescita pari all’1,1% (le proiezioni di novembre parlavano dell’1,3%) e dell’1,3% per il 2017 (era l’1,4% a novembre). “Intendiamo sottolineare che gli interventi della Banca centrale stanno avendo un effetto inferiore al passato sulle prospettive di inflazione e crescita”, ha scritto il capo economista dell’agenzia di rating.
Pare proprio che i meccanismi utilizzati dalla BCE, che si tratti di riacquisto di attività o di tassi negativi, non siano sufficienti. Cosa altro resta da fare?
A mali estremi, rimedi estremi. Una delle opzioni in discussione è quella dei cosiddetti “soldi dall’elicottero” o dal drone, visto che vanno tanto di moda, ovvero stimolare l’economia reale lanciando dall’alto soldi come fosse manna che piove dal cielo.
Non è un’idea nuova: l’economista – liberista Milton Friedman ne parlò a fine anni ‘60 e, recentemente, il settimanale The Economist l’ha riportata d’attualità interrogandosi su come ovviare al malfunzionamento del canale bancario nel trasmettere il credito. Nel sistema finanziario europeo, e vale soprattutto per l’Italia, dove l’economia è finanziata dalle banche, se quest’ultime non trasmettono parte della abbondante liquidità a imprese e famiglie, cosa altro resta da fare se non distribuire denaro a pioggia?
Può suonare come una mera provocazione, ma è qualcosa di più. Non è una novità che economisti e banchieri centrali cerchino strade per by-passare un sistema creditizio non efficiente nel trasmettere gli stimoli all’economia reale. Se pensiamo all’Italia, dove sono finiti i miliardi ricevuti dagli istituti del nostro paese ricevuti grazie alle operazioni TLTRO messe in campo da Draghi prima del QE da 60 miliardi al mese? Buona parte è tornata in BCE per ripagare, o meglio rinnovare gli LTRO del biennio 2011 – 2012.
Un giroconto, nessuno stimolo per la crescita della domanda aggregata. E Draghi lo sa: per far crescere la domanda i soldi devono arrivare a consumi e investimenti. “Non abbiamo mai realmente considerato o discusso l’idea dell’elicottero”, ha dichiarato di recente, “Si tratta di un concetto molto interessante, attualmente in fase di discussione non soltanto tra gli accademici. Tuttavia, per ora, non lo abbiamo ancora analizzato”. Un’apertura a quest’ipotesi? Le parole di Draghi ricordano un po’ le prime riflessioni fatte diversi anni fa in materia di tassi negativi, un tabu che ormai non è più tale per nessuno. Magari invece dell’elicottero, per distribuire risorse la BCE dovrebbe davvero usare i droni.
Perchè la crescita sia rianimata, occorre, come dicevo, agire su consumi e investimenti. Si parla molto di aiuti e di assistenza nella cara e decadente Europa, si parla poco di investire sulla ormai in via di estinzione classe media e di imprese. Per quanto impopolari tra i politici, sono quelli gli unici settori in grado di far ripartire la domanda.
Influenzata dal clima pasquale, la Yellen si è fatta colomba. I mercati continuano ad apprezzare le parole da “colomba” del presidente della FED, Janet Yellen, e non si preoccupano troppo del fatto che nel suo discorso abbia contraddetto alcuni membri del suo stesso board che fino a poche ore prima insistevano per un incremento del costo del denaro. A inizio settimana, infatti, il biglietto verde aveva  toccato i massimi di breve periodo, galvanizzato dalle dichiarazioni rialziste di esponenti della FED che, fiduciosi sullo stato dell’economia USA, avevano lasciato ipotizzare due ritocchi al rialzo dei tassi entro l’anno, di cui uno già al prossimo incontro del FOMC di fine aprile.
Ma le parole da colomba pronunciate martedì da Janet Yellen, oggi paladina della cautela quando si parla di aumenti del costo del denaro, hanno contraddetto i “falchi” facendo ritracciare il dollaro. Una contraddizione, non so dire quanto pilotata dalla stessa FED, sulla quale il mercato si interroga. Non manca chi da queste ore nelle sale mercati delle banche e dei fondi sta cominciando a valutare l’ipotesi di un indebolimento del dollaro nei prossimi trimestri.
Sembra proprio che la Yellen stia sempre più abbracciando il ruolo di banchiere centrale del mondo, non preoccupandosi solo della salute dell’economia interna ma anche di quella di altri paesi. È indubbio che un rialzo del dollaro penalizzerebbe i paesi emergenti fortemente indebitati nella valuta americana  e che si sono ben guardati dal gestire l’eccesso di debito.
Ecco che allora, influenzata dai timori di default in serie, la FED si allinea sempre di più alle politiche ultra accomodanti di Bank of Japan e BCE. Quale il rischio? Se la FED continuerà a rimandare gli interventi di normalizzazione sui tassi potrebbe vedersi costretta a intervenire in situazione di emergenza nel caso l’economia americana crescesse oltre le attese. E si sa, il mercato, soprattutto quello obbligazionario, non ama le decisioni prese in situazioni di emergenza.
La debolezza del dollaro che abbiamo sperimentato in questi mesi non continuerà a lungo. Oggi USD vive in un limbo di neutralità, dove i dati macro-economici non sono sufficienti a sostenere un rialzo della valuta, ma dove nemmeno le condizioni economiche del resto del mondo spaventano al punto da rendere il biglietto verde una valuta rifugio. Mi sembra però difficile che il dollaro possa restare in questa condizione per molto tempo ancora. La colomba volerà via e i tassi USA saranno aumentati.

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