A cura di Axa Im
Dopo la nostra decisione del mese scorso di abbassare le previsioni di crescita globale per il 2016 al 2,7% – il ritmo di crescita dell’economia globale più basso dal 2009 – abbiamo notato due sviluppi. Innanzitutto, i dati emersi dai sondaggi confermano la nostra previsione di una crescita più contenuta. In secondo luogo, il sentiment dei mercati finanziari è migliorato, con conseguente rimbalzo dei mercati azionari, aumento dei prezzi delle commodity e flessione del dollaro.
Per quanto riguarda l’economia US, i dati emersi il mese scorso dalle indagini restano sottotono, ma le ultime cifre rilevate e alcuni dati prospettici sembrerebbero indicare una lieve accelerazione. Tra gli ultimi dati emersi, ricordiamo la modesta espansione dei nuovi ordinativi nel settore manifatturiero e una crescita dell’attività non produttiva, ma non tali da suggerire un ritmo di crescita sostenibilmente più elevato nel primo trimestre rispetto al mero 1,0% (tasso medio destagionalizzato), già rivisto al rialzo, del quarto trimestre scorso, in quanto ci aspettiamo che prosegua la fase di aggiustamento dei livelli di magazzino.
Ciò detto, non vi sono molti elementi da cui si possa evincere che la stagnazione del settore manifatturiero negli US, e la decisa contrazione nell’energetico, si stiano ripercuotendo sul resto dell’economia. Continuiamo ad aspettarci un’accelerazione della crescita del PIL dopo il primo trimestre, quando si ridurrà il ricorso allo stock di magazzino. Tuttavia, nonostante la solidità della spesa per i consumi, ci aspettiamo una crescita ancora piuttosto lenta, complici il basso livello di investimenti da parte delle imprese e il contributo negativo degli scambi commerciali netti, entrambi influenzati dal dollaro ancora forte, nonostante la recente flessione. Per il 2016 prevediamo ancora un’espansione dell’1,7%, inferiore alle stime del mercato, cui seguirà un’espansione leggermente più alta (2,2%) nel 2017.
Anche nell’area euro, i dati emersi dalle indagini evidenziano un indebolimento, in linea con le nostre stime di una crescita inferiore ai livelli precedentemente ipotizzati. Ciò detto, la robusta ripresa della produzione industriale a gennaio – con un’impennata del 3,3% in Germania – suggerisce un certo recupero rispetto ai valori del quarto trimestre e allevia i timori di un brusco rallentamento. Prevediamo per il 2016 una crescita del PIL dell’1,4%.
Anche gli ultimi indicatori di attività provenienti dalla Cina sono fiacchi, sebbene le notizie recenti siano limitate ai dati emersi dalle indagini, che evidenziano ulteriori modesti ribassi, e ai dati sugli scambi commerciali, decisamente deludenti. Occorre comunque precisare che questi ultimi potrebbero essere in parte distorti dagli adeguamenti stagionali e da questioni contabili.
Ciò nonostante, il quadro di debolezza che emerge è coerente con la nostra previsione di un trimestre fiacco: la crescita del PIL nel primo trimestre, pari all’1,4%, contribuisce a una proiezione di crescita del PIL a livello annuo (6,1%) inferiore alle previsioni del mercato. Ciò detto, le tensioni nella regione sono state alleviate da una decisa riduzione dei deflussi di capitali a febbraio. Si è inoltre verificata un’inattesa ripresa dell’inflazione cinese, salita al 2,3%.
L’attività dei mercati emergenti ha evidenziato segni di stabilizzazione: gli indici PMI regionali a febbraio sono risultati stabili in Asia, mentre hanno registrato un miglioramento in America Latina e nell’Europa centro-orientale, dopo la decelerazione dell’attività industriale a fine 2015. Inoltre, l’accelerazione delle vendite al dettaglio dovrebbe essere sostenuta dal costante aumento dei redditi reali, riconducibile alla bassa inflazione in molte economie emergenti.