Rimbalzo duraturo o falsa partenza?

di N. Chaput e L. Denize, Oddo Meriten AM

Raramente le differenze nell’analisi della situazione dell’economia mondiale tra dati economici e percezione dei mercati è stata così divergente. Gli Stati Uniti sono in piena occupazione e l’economia nazionale si trova nella parte superiore del ciclo, l’Eurozona “accelera lentamente” e la Cina prosegue il rallentamento senza tuttavia crollare. Nulla di tutto ciò assomiglia a un’economia mondiale sul punto di tornare in recessione. Invece, il mercato ha iniziato il 2016 con un estremo pessimismo, causato dalla triplice incertezza concernente il petrolio, la Cina e la divergenza della politiche monetarie delle banche centrali.

Dopo una flessione straordinaria in questo periodo dell’anno, il mercato si è leggermente ripreso. Come intervenire oggi? Acquistare per approfittare delle valutazioni più economiche o vendere in previsione di un peggioramento dei dati macroeconomici futuri?

Gran parte dei risultati aziendali è già stata pubblicata: se per gli Stati Uniti sono leggermente deludenti, per l’Europa sono orientati positivamente. Negli Stati Uniti, 434 società, ovvero l’87% del S&P 500, ha pubblicato i risultati per il 4º trimestre del 2015. Nel 69% dei casi i profitti sono stati superiori alle previsioni, nell’11% identici e nel 20% inferiori. Secondo gli analisti nel 2016 i profitti dovrebbero seguire un andamento al rialzo del 3,7% (rispetto al -2% stimato per il 2015) e aumentare del 6% ad eccezione dell’energia. Anche il fatturato dovrebbe aumentare del 2,5% (rispetto al -0,8% stimato per il 2015) e crescere del 3,6% ad eccezione dell’energia. Inoltre, se il petrolio si stabilizza, i risultati delle società statunitensi potrebbero riservare buone sorprese anche se è stato sicuramente raggiunto un picco di redditività. Per l’Europa, i risultati sono più lusinghieri (nonostante le prospettive riviste di nuovo al ribasso), mentre le valutazioni sono tornate a valori multipli di 14,5 a fronte del 16,7 toccato nell’aprile 2015 (pari a un calo di mezzo punto rispetto alla fine del 2015). Consigliamo pertanto le azioni europee, che hanno prospettive di crescita dei risultati più solide. I settori da privilegiare sono l’automobilistico, il consumo discrezionale e, molto selettivamente, la tecnologia.

I tassi d’insolvenza delle imprese europee rimangono molto limitati. Sono inferiori al 3% mentre il drift ratio (numero di upgrade meno numero di downgrade/numero di emittenti classificati su 12 mesi) è in rialzo. In pratica le agenzie di rating sottolineano il miglioramento dei fondamentali delle società europee. Contemporaneamente, gli spread creditizi si sono stabilizzati agli elevati livelli della crisi e, ad eccezione del caso di recessione, offrono dei punti d’ingresso interessanti perché un portafoglio di obbligazioni ad alto rendimento con una scadenza a 5 anni ha un rendimento a scadenza vicino al 7% lordo. Dopo diversi mesi durante i quali questo mercato ci è sembrato meno interessante, consigliamo di rientrare in questo tipo di strategia, preferibilmente sotto forma di fondo a scadenza, la cui volatilità si riduce con l’approssimarsi della scadenza.

I mercati emergenti Le valutazioni iniziano ad essere interessanti, con aspetti microeconomici che mostrano alcuni segnali positivi (in particolare in termini di vendite, sostenute dalle svalutazioni). Il contesto macroeconomico potrebbe migliorare con una riaccelerazione della crescita nel primo semestre (i cui aspetti principali sono retribuzioni, consumi delle famiglie e aumento di produttività). Le banche centrali dei paesi emergenti potrebbero inoltre ritrovare un po’ di margine di manovra per allentare le politiche monetarie (la Fed sarà meno aggressiva e l’inflazione sta decelerando localmente in Asia e nell’area CEEMEA). In altre parole, il momento appare opportuno per riprendere posizione. Tuttavia questa opinione rimarrà contrarian se le statistiche statunitensi non riducono i timori di un rischio di rallentamento e se i flussi di vendita non si stabilizzano. Sulla base di queste analisi, costruiamo con precauzione una posizione acquistando l’indice “paesi emergenti” nel complesso e consolidiamo il peso del debito in valute locali attualmente sottovalutate (a scapito del debito in valute forti).

Rischi da valutare e opportunità da cogliere I rischi individuati dal mercato rimangono onnipresenti e da una settimana si aggiunge all’elenco la possibilità di una “brexit”. In questo contesto estremamente volatile, consigliamo finalmente di non precipitarsi a riacquistare i titoli, ma di seguire le notizie positive e negative regolando il rischio con la vendita di futures e strategie su opzioni.
Oggi un portafoglio investito per il 30% in attivi a rischio, con titoli di Stato lunghi (preferibilmente statunitensi) e completati da una componente di liquidità sembra essere un buon posizionamento per approfittare serenamente di un eventuale rimbalzo. Di nuovo occorre interessarsi alle obbligazioni ad alto rendimento europee i cui livelli delle valutazioni sono interessanti.
È davvero giunto il momento di ritrovare serenità nei dati macroeconomici e di far convergere mercati ed economisti. In caso contrario, occorrerebbe ipotizzare una convergenza molto più dolorosa, ma al ribasso, uno scenario che non conseriamo ancora come il più probabile.

 

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