Polonia, la grande perdente

A cura di Raiffeisen capital Management
I dati sull’economia turca rimangono una combinazione di notizie buone e meno buone. È stato senza dubbio positivo il continuo calo del disavanzo delle partite correnti ai minimi degli ultimi cinque anni. Il forte incremento del 30% dei salari minimi a circa 400 euro andrà a favore di circa 11 milioni di lavoratori e dovrebbe dare una spinta all’economia interna. Tuttavia, ciò dovrebbe pesare abbastanza sul bilancio pubblico, dato che il 40% circa dell’aumento salariale verrà finanziato dalle casse dello Stato. La situazione è meno favorevole per quanto riguarda l’inflazione. La banca centrale ha rivisto al rialzo le sue previsioni sull’inflazione per il 2016 dal 6,5% al 7,5%. A dicembre i prezzi al consumo erano quasi il 9% più alti dell’anno precedente.
A livello di politica estera il presidente Erdogan sembra sempre più cercare il conflitto con la Russia e altri paesi vicini. Più terreno perdono i raggruppamenti islamistici sostenuti dalla Turchia nei confronti delle truppe governative siriane, più aggressiva diventa la retorica di Ankara. Recentemente ha addirittura minacciato un diretto intervento militare in Siria (che sarebbe una manifesta violazione del diritto internazionale). Il tono si inasprisce sempre di più anche nei confronti dell’UE e addirittura dell’USA.
Il presidente Erdogan non vuole assolutamente permettere la creazione di uno Stato curdo al suo confine e il rafforzamento di Assad in Siria sembra spazzare via sempre di più le sue speranze. Non è da escludere che (come già nel caso dell’abbattimento del jet russo) rischi un’azione militare isolata, calcolando che gli altri paesi della Nato si trovino praticamente davanti ai fatti compiuti e che eventualmente potrebbe costringerli in questo modo a una specie di “solidarietà collettiva”. Nel peggiore dei casi si potrebbe quindi arrivare a scontri militari diretti in territorio siriano tra la NATO e la Russia, con il potenziale di un’escalation geopolitica imprevedibile.
Grecia. La situazione politica interna della Grecia non riesce a calmarsi – e se ciò fosse avvenuto sarebbe stato indubbiamente una sorpresa. Il premier Tsipras si trova davanti al difficile compito di implementare le condizioni di FMI, UE e BCE riguardo a ulteriori, feroci tagli alle pensioni. Dato che nel frattempo ci sono già stati ben 11(!) tagli, in tutto il paese si è assistito alle manifestazioni di protesta più importanti da molti anni. Nonostante l’innalzamento del rating del paese da parte di Standard&Poor‘s, a causa del peggioramento del sentiment di rischio globale c’è stato un netto calo dei titoli di Stato greci. Il mercato azionario è crollato del 21%; l’indice bancario è successivamente sceso a un minimo record. Non si riesce ancora a intravedere la fine della profonda crisi economica.
Polonia. Sia il mercato azionario sia la valuta polacca sono stati i grandi perdenti a livello regionale all’inizio dell’anno. Standard&Poor’s ha tagliato a sorpresa il rating della Polonia: da A- con outlook stabile a BBB+ con outlook negativo. Secondo l’agenzia di rating il nuovo governo ha minato l’indipendenza delle istituzioni chiave. Si è prospettato un altro taglio, nel caso in cui venisse minata anche la credibilità della politica monetaria. In una dichiarazione, la banca centrale polacca ha fatto riferimento allo stato fondamentale buono dell’economia polacca che attualmente sta sfruttando pressoché al massimo la sua crescita potenziale. Oltre alle ingenti pressioni sulla Corte costituzionale e sui media, spesso provocano incomprensione e preoccupazioni anche le misure di politica economica del nuovo governo.
In questo senso, i nuovi sussidi per il mantenimento dei figli indipendenti dal reddito (ca. 110 euro a figlio al mese) e i massicci sgravi fiscali per le famiglie dovrebbero generare enormi costi per il bilancio statale; per il loro finanziamento si intende a ricorrere, tra l’altro, a una nuova tassa speciale per le banche e le assicurazioni. In diversi altri paesi europei esistono simili imposte speciali, ma vengono utilizzate soprattutto per i fondi di stabilità destinati al sistema finanziario, non per i programmi di sostegno sociale. Inoltre, in questo modo si copre solo una piccola parte delle spese aggiuntive previste pari a circa 10 miliardi di euro all’anno; da dove verrà il resto non è ancora per nulla chiaro. Un progetto di legge presidenziale prevede inoltre la conversione in zloty dei mutui contratti in valuta estera delle famiglie. Se la legge dovesse essere approvata così, si stima che ciò potrebbe costare al settore bancario circa il doppio dei suoi guadagni del 2015. Dall’avvento al potere del nuovo governo non sono solo i mercati azionari polacchi a mostrare un andamento decisamente inferiore alla media, anche i mercati obbligazionari polacchi da allora sono sempre di più sotto pressione.

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