Lavoro Usa: la crescita deludente

di Filippo Diodovich, market strategist di IG

L’US Bureau of Labor Statistics ha comunicato che, nel mese di febbraio, sono stati creati, nei settori non agricoli, 242 mila nuovi posti di lavoro, dato ben superiore alle aspettative del consensus (+195k). Il tasso di disoccupazione si è attestato al 4,9% (5% a dicembre, attese 5%) e il tasso di partecipazione al lavoro ha registrato un lieve rialzo al 62,7% dal 62,6%.

Riviste al rialzo le cifre dei mesi precedenti (+30 mila posti di lavoro rispetto alle stime precedenti). Il dato di dicembre è stato rivisto al rialzo a +271k (da +262k), quello di gennaio a +172k (da +151k). Negli ultimi 3 mesi la media mensile di creazione dei posti di lavoro è pari a +228k.

Il tasso di disoccupazione giovanile si attesta al 15,6%, disoccupazione donne (4,5%), uomini (4,5%), afroamericani (8,8%), asiatici (3,8%), ispanici (5,4%). Unica cifra deludente è stato l’andamento dei salari, su base mensile in calo dello 0,1%, su base annuale in crescita del 2,2%. Le aspettative erano ben superiori (-0,1% m/m, +2,5% a/a).

Valutazione Dato molto positivo sulla creazione di posti di lavoro. L’amministrazione Obama è riuscita nel mese di febbraio a tornare a creare più di 200 mila impieghi. All’uscita del dato boom di acquisti sul dollaro. Il cambio eurodollaro è passato nei primi 5 minuti post pubblicazione dati da 1,0970 a 1,09 circa. Nonostante l’iniziale ottimismo ci aspettiamo un possibile calo del biglietto verde perché valutando con maggiore attenzione le cifre macroeconomiche il dato sulla crescita dei salari è stato particolarmente deludente. Il ribasso dello 0,1% m/m (3 centesimi da 25,38 dollari a 25,35 dollari) è stato il primo calo dal dicembre 2014, mostrando che l’economia americana ha ancora qualcosa da sistemare.

Luci e ombre sui dati che mantengono cosi’ invariate le nostre attese sulle prossime mosse della Federal Reserve. La banca centrale del paese a stelle e strisce manterrà, a nostro avviso, una posizione “accomodante” ancora a lungo, per rialzare i tassi d’interesse per una seconda volta di 25 punti base (da 0,50% allo 0,75%) alla fine dell’anno.

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