Il sentiment è più negativo della situazione effettiva

di Stefan Kreuzkamp, Chief Investment Officer di Deutsche AM

Le turbolenze dei mercati sono di per sé sufficienti a penalizzare l’economia reale, a causa del peggioramento degli indicatori del sentiment e delle condizioni di finanziamento. I timori sulla crescita riguardano in particolare due regioni: la Cina, vessata da problemi di indebitamento e di crescita forse addirittura superiori a quanto ipotizzato, e gli Stati Uniti, dove il settore manifatturiero ha da tempo perso vigore e si prevede un’imminente flessione della spesa in conto capitale nel settore energia. I consumi statunitensi dovrebbero beneficiare del calo del petrolio, ma è sempre più difficile prevedere quando questo accadrà, visto che l’indebolimento degli indicatori anticipatori USA si sta diffondendo anche al settore servizi. Nel frattempo le banche centrali sembrano aver perso non solo i poteri magici, ma addirittura il proprio margine d’azione. Le aziende statunitensi potrebbero quindi avviare massicci licenziamenti a causa dell’aumento dei costi salariali e delle aspettative di utili stagnanti? In questo momento molti investitori stanno valutando le implicazioni di questi scenari estremamente negativi.

Nel complesso la nostra view macroeconomica rimane positiva: riteniamo che nel 2016 l’economia globale dovrebbe continuare a crescere a ritmi simili a quelli del 2015, quindi superiori al 3%. Quello che serve davvero è un aumento della spesa dei consumatori USA: i guadagni derivanti dal petrolio a buon mercato e l’aumento del reddito disponibile attualmente confluiscono perlopiù nella quota di risparmio. Se la ripresa della spesa sarà accompagnata dalla stabilizzazione dei prezzi delle materie prime e da una relativa certezza che la trasformazione economica della Cina non trascinerà la crescita del Paese molto al di sotto del 6%, i mercati potrebbero iniziare a riprendersi.

Confermiamo il nostro cauto ottimismo, senza aspettarci rendimenti a doppia cifra nel medio periodo, e ravvisiamo le maggiori opportunità in singoli titoli e settori. Non sarà facile cogliere il punto di ingresso più vantaggioso, ma gli elevati volumi di trading di febbraio lasciano sperare che il sell-off dei mercati azionari sia finito. Anche nel segmento delle obbligazioni societarie alcuni sconti appaiono esagerati e i mercati si aspettano tassi di default più elevati rispetto alle nostre attese. Infine siamo convinti che il mercato immobiliare offra selezionate opportunità di protezione e rendimento. In sintesi riteniamo che dopo il sell-off di inizio anno un’attenta selezione dei titoli potrà offrire buone opportunità, anche nello scenario macroeconomico attuale.

Prospettive per i mercati del reddito fisso In una prospettiva di lungo termine confermiamo la nostra view positiva sugli strumenti statunitensi di categoria investment grade, mentre nel breve periodo ci aspettiamo che i prossimi risultati trimestrali evidenzino un trend costante di bassa crescita degli utili, lento aumento della leva finanziaria e indebolimento delle misure di copertura. Le principali metriche di credito (in base all’indebitamento netto) rimangono sui valori medi del range storico, ma questo non è un grande sollievo perché l’avversione al rischio sta aumentando. Dopo la recente ondata di emissioni primarie il supporto per il mercato secondario appare decisamente debole. Di conseguenza, anche se gli effetti negativi a lungo termine del calo del petrolio sono stati forse sovrastimati, per il momento appare ancora opportuno mantenere la cautela sia sull’high yield che sui mercati investment grade statunitensi.

Prospettive per i mercati azionari Il 2016 è iniziato male per i mercati azionari. Probabilmente assisteremo a una ripresa sostenuta solo quando gli investitori si convinceranno che i prezzi del petrolio e delle altre materie prime hanno superato il punto di minimo e che l’indebolimento dello yuan possa essere gestito in maniera ordinata. Rispetto alle azioni dei mercati emergenti, esposte a una serie di condizioni avverse, compresa la possibilità di ulteriori revisioni al ribasso degli utili aziendali, le azioni dei mercati sviluppati potrebbero trarre maggiore vantaggio da una ripresa. Le valutazioni dei mercati sviluppati sono scese a livelli più ragionevoli, ma i buoni fondamentali possono spingere i prezzi al rialzo solo se diminuiscono le paure del mercato.

Materie prime Nel primo semestre del 2016 i prezzi del petrolio dovrebbero rimanere bassi a causa delle ingenti riserve petrolifere e della crescente produzione dell’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (OPEC), in particolare dell’Iran. Riteniamo tuttavia che la capacità dell’OPEC di incrementare la produzione abbia dei limiti e che la produzione di petrolio statunitense continuerà a diminuire nel corso del 2016 date le difficoltà di finanziamento della spesa capitale. Associati alla riduzione delle riserve petrolifere, questi fattori dovrebbero sostenere un graduale rialzo del prezzo del petrolio verso i 50 dollari al barile (WTI) entro il quarto trimestre. Il rafforzamento del dollaro nel lungo periodo rappresenta naturalmente un’ulteriore sfida per i prezzi del petrolio, dell’oro e di altre materie prime.

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