Internet day: EY fotografa lo stato della digitalizzazione in Italia

Attraverso studi, come il rapporto sul monitoraggio della banda larga e lo Smart City Index, EY traccia una fotografia dello stato della digitalizzazione in Italia e si posiziona tra gli attori al fianco delle aziende e della PA nell’affrontare il processo avviato ormai 30 anni fa con la nascita di internet nel nostro Paese.
Ad oggi quasi il 90% degli italiani, con età compresa tra 11 e 74 anni, ha a disposizione una connessione internet. Inoltre, negli ultimi due anni, sono raddoppiati gli utenti che possono accedere ai contenuti della rete tramite smartphone, raggiungendo quasi il 70% della popolazione. Il nuovo paradigma creato da internet e dalle sempre nuove modalità di fruizione dei contenuti anytime & everywhere, dallo smartphone al wearable device, ha rivoluzionato non solo il modo in cui le imprese si devono porre nei confronti dei propri clienti, ma anche gli scenari di business.
Donato Iacovone, AD EY Italia, ha dichiarato: “Se da un lato, sono cambiate le modalità di fruizione ed erogazione dei servizi, internet ha anche modificato totalmente gli scenari di business, abilitando nuovi modelli economici come la sharing economy, abbattendo le barriere all’ingresso del mercato per piccoli player che fino a qualche anno fa non avrebbero avuto nessuna opportunità di competere a livello globale. Infatti, grazie alla Digital Transformation, le aziende hanno la possibilità di offrire i propri servizi in modalità del tutto nuove per i clienti rivedendo totalmente la Customer Journey dalla fase di contatto – intercettando, ad esempio, il cliente attraverso il suo smartphone e tablet e aumentando così esponenzialmente le opportunità di interazione –  a quella di sales – utilizzando i marketplace disponibili sulla rete e accedendo ad una platea di consumatori molto più estesa – fino alla fase di post-sales – con  i canali social e digital al posto del classico contact center, migliorando così l’esperienza del cliente e ottimizzando l’effort. Inoltre l’e-commerce, anche se al momento è ancora poco utilizzato, in quanto solo il 5,1% delle PMI italiane lo uso e il 40% degli imprenditori non riconosce il valore della rete per il proprio business, è in grado di cambiare un’intera filiera.
Internet non solo ha semplificato le modalità di fruizione dei servizi ma ha anche creato un circolo virtuoso di innovazione che le imprese devono alimentare per essere competitive sul mercato.”
Tra i settori che maggiormente hanno beneficiato della rivoluzione di internet troviamo quello finanziario dove si riscontra un crescente utilizzo dei servizi di on line banking pari al 37%.
Significativa la penetrazione dei social networks che vede la partecipazione di oltre il 57% degli utilizzatori di internet. È cambiato anche il modo di utilizzare i servizi telefonici, infatti sono sempre più diffuse (oltre il 37%) le video chiamate su internet.
Cambia inoltre il modo di fruire i servizi della Pubblica Amministrazione, sempre più impegnata a offrire servizi di qualità e soprattutto attenta alle necessità del cittadino. Alcuni esempi di buona “@governance” sono offerti dalle ASL-AO: il 49% permettono il ritiro dei referti online.
La digitalizzazione ha consentito inoltre di ridurre le distanze tra scuola e famiglia. Il 50% delle scuole utilizza strumenti digitali per aumentare gli scambi di comunicazione con i genitori degli studenti. Formazione sempre più digitale anche grazie alla connessione in rete degli istituti: i dati dimostrano che il 78% dei laboratori è cablato o dotato di una rete wireless.
Sebbene 30 anni di internet abbiano portato grandi cambiamenti e innovazioni in tutti i settori produttivi, il divario tra l’Italia e il resto d’Europa resta però ancora significativo.
Tutti i principali indicatori sono al di sotto della media europea: l’Italia è penultima dopo la Grecia per connettività e il quadro tracciato con Smart City Index ha mostrato la differenza tra il nord e il sud del Paese, quest’ultimo ancora non raggiunto dalla banda larga. Negli ultimi anni sono stati fatti decisivi passi avanti, ma servono politiche e interventi a livello centrale per colmare il gap con la media europea.

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