Avidità e chimica

A cura di Sergey Golubitski, prime broker Exante
Uno dei con­cet­ti chia­ve del tra­ding è il tem­pi­smo ossia lo sce­glie­re il mo­men­to op­por­tu­no per fare una con­trat­ta­zio­ne. Visto che i mer­ca­ti sono sog­get­ti a cicli e oscil­la­zio­ni, si può gua­da­gna­re (in teo­ria) gra­zie a qual­sia­si po­si­zio­ne. Per­ché? Per­ché è molto pro­ba­bi­le che prima o poi il mer­ca­to torni al punto in cui è par­ti­to, e anche su­pe­ri un po’ quel li­vel­lo. Però sorge una do­man­da – quan­do? Il pro­ble­ma è che a volte le quo­ta­zio­ni non tor­na­no per anni alle po­si­zio­ni di prima. Tal­vol­ta sem­bra dav­ve­ro in­cre­di­bi­le: ogni gior­no le quo­ta­zio­ni oscil­la­no fre­ne­ti­ca­men­te, ma si osti­na­no a tor­na­re come prima. Come se lo fa­ces­se­ro ap­po­sta.
Ma è tale la par­ti­co­la­ri­tà di molti pro­ces­si ca­sua­li: un al­lon­ta­na­men­to re­la­ti­va­men­te pic­co­lo del punto dalla po­si­zio­ne ini­zia­le com­por­ta dei pe­rio­di di ri­tor­no spro­por­zio­nal­men­te lun­ghi. Spes­so, il mer­ca­to si muove in modo de­si­de­ra­bi­le solo dopo che il tra­der ha per­du­to più di quel­lo che po­te­va per­met­ter­si. Ed è usci­to dal mer­ca­to. Ne consegue il principio fondamentale del trading di successo: la vostra posizione deve avere un margine di sicurezza che la protegga dai balzi anche “meno probabili” sul mercato. Sii pron­to ai cam­bia­men­ti no­te­vo­li dei prez­zi, non ri­schia­re trop­pi fondi, im­pa­ra ad aspet­ta­re.
Tut­ta­via il 90% dei tra­der ci con­trav­vie­ne. Si apro­no sem­pre le po­si­zio­ni che in real­tà non sono in grado di con­trol­la­re. La ra­gio­ne è la ba­na­le avi­di­tà, il de­si­de­rio di ar­ric­chir­si il più ra­pi­da­men­te pos­si­bi­le. Sup­pon­go che i dati sta­ti­sti­ci dif­fu­si (che è il 5-7% di tutti i par­te­ci­pan­ti alle ne­go­zia­zio­ni a ot­te­ner suc­ces­so) di­pen­da­no di­ret­ta­men­te da que­sto pro­ble­ma. Fal­li­sco­no co­lo­ro che non pos­so­no te­ne­re a lungo po­si­zio­ni aper­te. Gros­so modo, sono pro­prio gli “avidi” a fal­li­re in borsa. Con­tra­ria­men­te ai “pau­ro­si” i cui istin­ti pro­tet­ti­vi man­ten­go­no i loro order nei li­mi­ti della real­tà. L’a­vi­di­tà de­scrit­ta non è ti­pi­ca sol­tan­to di gio­ca­to­ri prin­ci­pian­ti. No­no­stan­te l’e­spe­rien­za del tra­der sem­pre più cre­scen­te, la chi­mi­ca non spa­ri­sce: il gioco di or­mo­ni, trop­pa adre­na­li­na nel san­gue e altre par­ti­co­la­ri­tà in­na­te con le quali la mag­gior parte della gente vive tutta la vita.
Ad al­cu­ni tra­der ser­vi­reb­be­ro tran­quil­lan­ti che ren­da­no la mente fred­da e pru­den­te, ma anche qui sorge un pro­ble­ma: i tran­quil­lan­ti se­da­no la trop­pa ec­ci­ta­zio­ne, ma ot­tun­do­no anche la paura. Se al­l’i­ni­zio, per az­zar­do, il tra­der era so­li­to com­pra­re dieci con­trat­ti fu­tu­res sul conto che og­get­ti­va­men­te non per­met­te­va di con­trol­la­re nean­che due con­trat­ti, al­lo­ra presa la ma­gi­ca me­di­ci­na ri­pren­de­rà a fare lo stes­so sol­tan­to per­ché non ha più paura di nien­te. Nove anni fa ho de­di­ca­to un ar­ti­co­lo al fatto che la chi­mi­ca del­l’or­ga­ni­smo umano non di­pen­de solo del­l’e­spe­rien­za, ma anche delle co­no­scen­ze quasi as­so­lu­te. Si trat­ta del de­sti­no del fondo hedge LTCM co­sti­tui­to da uno dei tra­der più il­lu­stri (John Me­ri­we­ther) e due vin­ci­to­ri del pre­mio Nobel per l’e­co­no­mia (Ro­bert Mer­ton e Myron Scho­les).
Quel­le per­so­ne di­ri­ge­va­no con suc­ces­so un por­ta­fo­glio di 1 tri­lio­ne 200 mi­liar­di di dol­la­ri (!) per al­cu­ni anni. Ma non ciò non gli im­pe­dì di apri­re una volta una po­si­zio­ne di en­ti­tà così enor­me che per poco non portò con se nella tomba tutta l’e­co­no­mia degli USA (e quel­la russa, nel senso di­ret­to della pa­ro­la).
Lo Zio Sam è tem­pe­sti­va­men­te in­ter­ve­nu­to nella fol­lia e ha fatto chiu­de­re le po­si­zio­ni con forza. L’e­co­no­mia ame­ri­ca­na se l’è ca­va­ta per­den­do 2,3 mi­liar­di di dol­la­ri. Però LTCM stes­so è fal­li­to. Ecco ciò che sba­lor­di­sce di più. I tra­der sti­ma­ro­no la si­tua­zio­ne nella borsa assai cor­ret­ta­men­te. Ma la stima del tem­pi­smo non riu­scì ab­ba­stan­za pre­ci­sa. Ma as­so­lu­ta­men­te inam­mis­si­bi­le ri­sul­tò l’en­ti­tà delle po­si­zio­ni aper­te: non cor­ri­spon­de­va in nes­sun modo anche alle ca­pa­ci­tà di un por­tag­fo­lio così enor­me che pos­se­de­va LTCM. Al­lo­ra, che cosa causò un fal­li­men­to così in­cre­di­bi­le? La ri­spo­sta è ba­na­le: l’a­vi­di­tà e la chi­mi­ca…

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