Navigazione a vista, in attesa della bussola delle banche centrali

Il team di investimento di Anima SGR, dopo le forti turbolenze di inizio anno e la fase di marcata debolezza delle asset class più rischiose, ha recentemente assistito a qualche schiarita. Ai temi d’investimento di gennaio, se ne sono aggiunti di nuovi: le possibili conseguenze del Brexit, l’indebolimento del quadro macro globale, a partire dallo stato di salute dell’economia americana e ancora l’alta pressione sul settore bancario.

Per quanto riguarda il primo punto, ovvero il rischio politico legato ai rapporti tra Regno Unito e Unione Europea, il team gestionale di ANIMA ritiene che un’eventuale uscita del Regno Unito indebolirebbe il quadro europeo nel suo complesso. L’unica strada per una prosperità di lungo termine consiste del resto nel rafforzare i legami all’interno dell’Europa in direzione di una più stretta unione politica ed economica; tutti i meccanismi che lavorano al contrario sono forieri di indebolimento a medio-lungo termine.

In merito al secondo punto, il rallentamento dei consumi in Usa aveva spinto molti analisti a rivedere al ribasso le prospettive di crescita per gli Stati Uniti, e lo stesso ha fatto l’Ocse, portando le sue stime 2016 dal 2,5% al 2%.

Ma il mercato del lavoro resta in salute. Nel frattempo è giunto qualche segnale moderatamente positivo sul fronte delle materie prime, all’indomani dell’accordo siglato dai governi di Russia, Arabia Saudita, Qatar e Venezuela, per tenere la produzione di petrolio ai livelli di gennaio. Lato offerta, pertanto, se rimangono le incertezze legate a un livello di scorte molto elevato, potremmo aver toccato il fondo.

Per quanto riguarda il terzo punto, i titoli azionari bancari sono stati penalizzati dall’ansia per il deterioramento del quadro macro, ma soprattutto dalla consapevolezza che le scelte più aggressive delle banche centrali stanno generando pressioni ribassiste sempre più forti sui profitti.
Emblematico il caso della Banca centrale giapponese (BoJ), che da fine gennaio ha applicato a sorpresa tassi negativi a una porzione delle riserve bancarie per bloccare l’apprezzamento dello yen, con scarsi risultati sui mercati valutari ma con un effetto negativo sui titoli bancari giapponesi.

La novità forse più importante è il cambio di orientamento sulle politiche monetarie, con un tono tornato ad essere di carattere accomodante, per la Federal Reserve solo nelle aspettative, per la BCE nelle dichiarazioni e per la Banca centrale giapponese (BoJ) nei fatti, come accennato. Maggiore chiarezza si avrà nel mese d marzo, in occasione delle riunioni della Bce (questo giovedì, 10 marzo), della BoJ e della Federal Reserve (15 e 16 marzo). Nell’attesa, la volatilità continua a viaggiare su livelli elevati e gli investitori navigano a vista, pertanto la visione di ANIMA resta nel complesso prudente. Alla luce della combinazione di fattori descritti e di prezzi più interessanti su molte asset class, il team gestionale di ANIMA ha riportato a neutrale, rispetto al precedente sottopeso, la visione sull’asset class azionaria, e ha ripristinato la preferenza in ambito obbligazionario per la parte periferica a discapito di quella Core. Ancora ha modificato in positivo, dal precedente sottopeso, la visione sui mercati obbligazionari emergenti.

Obbligazioni, la view torna positiva sui governativi periferici
Oltre il 30% dei titoli di Stato dell’Area Euro esprime oggi un tasso negativo e il rendimento a scadenza del benchmark di settore è inferiore allo 0,5%. In questo scenario, Anima Sgr è tornata a privilegiare la Periferia (e in particolare i titoli italiani) e a sottopesare i Paesi Core.

La ratio è presto spiegata: l’allargamento degli spread fra governativi dei paesi Periferici e Core costituisce un’opportunità, tanto più data l’attesa di ulteriore supporto da parte della Bce. Troviamo valore anche in alcuni segmenti del mercato delle obbligazioni societarie ed emergenti.

Per quanto riguarda la Periferia è stato mantenuto un modesto sovrappeso sia sui titoli governativi italiani – con preferenza di curva 5-7 anni e in misura minore su titoli inflation linked – sia su Portogallo e Irlanda (moderata preferenza di curva per la parte 5-10 anni). Posizione di sottopeso sulle obbligazioni governative Core, con preferenza relativa per Germania e Olanda rispetto a Francia, Belgio e Austria.

In merito ai titoli inflation linked italiani la visione di medio termine resta costruttiva in quanto, considerato che l’inflazione in Area Euro resta ancora lontana dal target obiettivo del 2%, ciò rafforza la convinzione che le prossime misure della Banca centrale europea dovrebbero andare nella direzione di alimentare le pressioni inflazionistiche. La dinamica dei prezzi nell’Eurozona resta infatti debole e per il mese di febbraio ha indicato una flessione dello 0,2%, anche per effetto del calo del prezzo del petrolio.

Per quanto riguarda le obbligazioni societarie, in generale i portafogli corporate presentano un sottopeso di duration, in un contesto di sempre maggiore diversificazione, e un sovrappeso di beta. Si preferisce ancora avere emissioni con rendimenti più elevati, ma su orizzonti temporali ravvicinati anche con un grado di seniority inferiore, a scapito di emissioni di migliore qualità ma con scadenza più lontana.

Azioni, Europa confermata come area preferita Dopo il rimbalzo si marzo riteniamo che la volatilità accompagnerà ancora i mercati azionari europei per un periodo prolungato di tempo ma al contempo crediamo che l’attuale fase di stabilizzazione possa creare delle opportunità. Di qui il modesto sovrappeso sulle Borse europee, che restano da un punto di vista geografico l’area preferita in relativo, rispetto al mercato americano, supportate della politica monetaria sempre più accomodante della Bce per stimolare la crescita e raggiungere il target di inflazione del 2%, oltre che da un ciclo economico nel Vecchio Continente ancora in una fase meno matura.

Inoltre, se i recenti timori sulla crescita economica dei Paesi emergenti hanno penalizzato le revisioni sugli utili dei principali mercati mondiali, va detto che pur rimanendo in territorio negativo, la revisione degli utili per le società europee si rivela migliore rispetto a quella statunitense.

A livello settoriale, per quanto riguarda il posizionamento dei portafogli dei fondi azionari europei, la visione è positiva sul comparto telefonico, dei beni di prima necessità e anche sui consumer discretionary, considerato il trend positivo sulla domanda del credito di cui dovrebbero beneficiare i consumi domestici.

Visione neutrale, invece, sul comparto healthcare, su cui è stato ridotto il peso alla luce delle previsioni conservative sul 2016 da parte delle maggiori società farmaceutiche, visto l’atteso aumento della pressione sui prezzi dei farmaci sia in Europa che in Usa. Visione, infine, negativa sul settore dei titoli finanziari e a riprova è stato ridotto il peso sulle società più esposte ai Paesi emergenti; così come sul settore dei titoli assicurativi – in quanto la politica monetaria della Bce potrà impattare negativamente la profittabilità delle società assicurative – e su quello delle materie prime.

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