Brexit, aumenta il timore degli investitori

A cura di Patrick Moonen, principal strategist di NN Investment Partners

Secondo i risultati dell’ultimo Risk Rotation Index, uno studio di NN Investment Partners realizzato tramite un sondaggio effettuato da Citigate Dewe Rogerson tra 94 investitori istituzionali internazionali, le aspettative circa un’eventuale Brexit come risultato del referendum di giugno sono in aumento: il 27% degli investitori ritiene infatti che la Gran Bretagna uscirà dall’Unione Europea – stime in aumento rispetto al 20% riscontrato nel luglio 2015.

La complessiva propensione al rischio tra gli investitori rimane positiva al 5,3%. Tuttavia, è interessante notare che, negli ultimi sei mesi, il 23,4% degli investitori ha ridotto la propria attitudine al rischio – rispetto al 15,4% del quarto trimestre dell’anno scorso. Tale tendenza, a nostro avviso, potrebbe trovare fondamento nell’incertezza riguardo la futura permanenza della Gran Bretagna all’interno dell’Unione, visto che gli investitori ritengono l’eventualità di una Brexit il più alto rischio per i propri portafogli, con un terzo di loro (il 33%) che lo definisce come “significativo”, mentre uno su nove (l’11%) lo ritiene un pericolo “molto significativo”.

Se da un lato un sempre maggior numero di investitori prevede la possibilità di una Brexit, dall’altro si registra un aumento di coloro che ritengono che un’eventuale uscita del Regno Unito dall’Unione possa avere addirittura un effetto positivo sui mercati finanziari europei. Un investitore su undici (il 9%), infatti, ritiene che tale evento possa impattare positivamente sui mercati, dato in crescita rispetto al 6% del 2015. Inoltre, adesso sono meno di due terzi (il 60%) coloro che ritengono che l’impatto sui mercati sarebbe negativo (in calo rispetto al 75% riscontrato l’anno precedente). Il 27% degli intervistati, invece, non ritiene che l’eventualità di una Brexit possa avere un impatto significativo.

Inoltre, nonostante le crescenti aspettative di un uscita dall’UE del Regno Unito, gli investitori sembrano riluttanti a modificare di conseguenza i propri portafogli; solo il 14% di loro ha preso delle contromisure per proteggere le proprie posizioni dal rischio di una Brexit, mentre l’80% le ha mantenute immutate.

Gli investitori sembrano combattuti tra il sentiment e la razionalità nel momento di considerare un’eventuale Brexit; anche se un numero crescente sembra sempre più propenso a considerare l’eventualità di un divorzio tra UK ed UE, sono ancora pochi quelli che stanno effettivamente aggiustando i propri portafogli in funzione di questo scenario. Mentre è chiaro ai più che una Brexit avrà conseguenze negative, è impossibile predire quale sarà la portata e quali saranno le asset class più colpite. Con i sondaggi che danno poche indicazioni sull’esito della votazione, riteniamo che una cosa sia sicura: con l’avvicinarsi del 23 giugno ci saranno elementi di incertezza, indecisione e persino di noncuranza che si faranno strada tra i pensieri degli investitori.

Considerando il rischio complessivo e la propensione leggermente più avversa al rischio adottata da parte degli investitori, riteniamo che le strategie azionarie difensive rimangano quelle di maggior successo, con i comparti healthcare (53%), tecnologia (47%) e consumi di base (39%) che restano i settori su cui si investe maggiormente.

Per quanto riguarda le prospettive degli investitori sulle diverse aree geografiche, in termini di rapporto rischio/rendimento, la maggior parte continua a ritenere che le migliori opportunità siano presenti nel mercato Usa. I Mercati Emergenti sono considerati la seconda area di maggiore interesse, scelti dal 73% degli intervistati. Infine, l’Eurozona si colloca in terza posizione con il 70%.

Dunque, mentre gli investitori potrebbero non necessariamente aggiustare i propri portafogli in vista di una Brexit, vediamo prevalere uno scenario di maggiore cautela, con una forte preferenza per i settori difensivi.

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