Mercati in attesa di Draghi

A cura di Vincenzo Longo, market strategist di IG
Ieri le Borse hanno chiuso in rialzo in vista dell’appuntamento della Bce. Sul mercato si è assistito a dei riposizionamenti dopo i cali di inizio di settimana. Gli operatori fanno le loro puntate sperando che Draghi non deluda le attese. È veramente difficile, però, sorprendere un mercato troppo pretenzioso che spesso bada più all’apparenza che non alla forma delle decisioni prese. Ormai il mercato sembra scontare che le misure riguarderanno:

  1. un taglio dei tassi sui depositi, con l’introduzione di livelli differenziali (multi-tier system) sulla base di quanto fatto a gennaio dalla Bank of Japan. In tal caso il tasso dei depositi potrebbe essere ridotto a -0,40% da -0,30% attuale, mentre la soglia peggiorativa potrebbe essere più bassa almeno di 15 punti base;
  2. un aumento degli acquisti mensili di almeno 15 miliardi di euro (20 miliardi nel migliore dei casi), con l’introduzione di nuovi asset nel paniere acquistabile dalla Bce;
  3. prolungamento del QE di almeno 6 mesi (estensione sino a settembre 2017).

Probabilmente una simile manovra potrebbe non bastare agli operatori che sembrano aver lasciato “in sospeso” il brutto dato arrivato dalla bilancia commerciale cinese di febbraio per attendere proprio l’audizione di Draghi prima di fare le loro scelte. Ci si chiede cosa possa appagare la bramosia del mercato.
In questo senso, Draghi potrebbe rimettere mano alle aste T-LTRO (Targeted long term rifinancing operation), con condizioni di vantaggio rispetto al passato. Nonostante le ultime due emissioni di settembre e dicembre non abbiano brillato, la Bce potrebbe decidere di renderle più convenienti, riducendo il tasso di queste operazioni allo 0,05% (come per le MRO) o addirittura portarlo in negativo.
In questo modo potrebbe creare più di qualche incentivo per le banche per prendere a prestito a tassi migliori rispetto alle operazioni di rifinanziamento principale e, allo stesso tempo, vincolerebbe gli stessi istituti a dirottare quella liquidità all’economia reale. Questa è una misura che sorprenderebbe il mercato e in grado di generare un cauto ottimismo. La mancanza di Jens Weidmann tra i membri votanti di domani potrebbe favorire una maggiore apertura del Consiglio direttivo a misure più espansive.
Al di là delle decisioni della Bce, gli investitori rimangono in attesa anche della riunione della Federal Reserve di mercoledì prossimo, da cui sono attese indicazioni importanti sul rialzo dei tassi d’interesse. La recente stabilizzazione dei prezzi del greggio e il recupero dei mercati ha rispolverato le aspettative di un ritocco dei tassi nel secondo semestre dell’anno. Probabilmente la vicinanza dell’appuntamento Fed potrebbe spingere molti operatori a rivedere le proprie strategie solo tra una settimana.
Le attenzioni saranno rivolte quasi unicamente sul cambio Eur/Usd che attende l’evento sulla soglia di 1,10. L’ostacolo principale rimane a 1,1080, oltre il quale si potrebbe assistere a un allungo verso 1,13. Al contrario, il primo supporto rimane confermato a 1,08 e poi a 1,05. Le decisioni sui tassi potrebbero accentuare la volatilità sul comparto bancario europeo, pertanto suggeriamo di non appesantire il comparto.

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