Petrolio, mercato verso l’equilibrio nella seconda metà del 2016 per Ubp

A cura di Erasmo Rodriguez, Senior Equity Analyst, Energy and Utilities di Ubp

L’incontro di Doha si è concluso senza alcun tipo di accordo, poiché l’Arabia Saudita si è rifiutata di firmare fintanto che l’Iran non congelerà i propri livelli di produzione. Nonostante ciò e malgrado i livelli di giacenze elevati, il mercato del petrolio si sta mantenendo ai livelli degli ultimi rialzi.

A metà aprile, il prezzo del greggio è aumentato fino a toccare i massimi degli ultimi quattro mesi, spinto da ulteriori segnali di un’accelerazione nel calo della produzione da parte degli Stati Uniti e di altri Paesi non-OPEC. Il Brent, attualmente, sta scambiando a 45,8 dollari al barile, in aumento del 20% rispetto a un mese fa e del 21% rispetto a inizio anno. Lo spread tra il Brent e il WTI si è normalizzato attorno a 45 dollari al barile.

Il mercato è stato aiutato da interruzioni dell’offerta nei Paesi OPEC e dalla fine del periodo di manutenzione delle raffinerie, fattore quest’ultimo che sta facendo aumentare la domanda di petrolio. Tuttavia ciò che è ancora più importante è che il sentiment sta migliorando in quanto il mercato vede una domanda globale stabile e segnali di una riduzione dell’offerta dei Paesi non-OPEC. Lo squilibrio si sta gradualmente aggiustando e il mercato potrebbe tornare in equilibrio nella seconda metà dell’anno. Noi stiamo rivedendo al rialzo le nostre previsioni sul prezzo del Brent a sei mesi da 40 a 45 dollari al barile.

Nel 2016, la domanda globale è destinata a diminuire di circa 1,2 milioni di barili al giorno fino a un livello di 95,9 milioni di barili al giorno. I Paesi Emergenti guideranno la domanda mondiale che invece sarà piatta nei Paesi OCSE, mentre rallenterà in Cina. La domanda dei Paesi non facenti parte dell’OCSE rimarrà stabile in Asia, Africa, Russia e nel Medio Oriente. L’India (in termini di benzina, gasolio e bitume) sta sostituendo la Cina come la più forte locomotiva per la crescita della domanda globale.

Negli Stati Uniti, nonostante un aumento significativo nella produttività degli impianti di trivellazione (20% in 12 mesi), ci sono segnali che l’attesa diminuzione della produzione stia prendendo piede (è calata di 0,4 milioni di barili al giorno dal picco registrato a giugno 2015). L’ammontare della produzione da parte degli impianti è diminuito di circa il 78% dai massimi riportati dal petrolio di scisto estratto nel 2014 dalle prime quattro aree di estrazione americane.

Il crollo dei prezzi del petrolio ha provocato danni significativi ai bilanci delle compagnie statunitensi di E&P e c’è una preoccupazione diffusa su quanto a lungo saranno in grado spendere più dei propri flussi di cassa. Nel settore si ritiene che le società abbiano bisogno che i prezzi di petrolio e gas naturale si attestino, rispettivamente, al di sopra di 50 dollari al barile e di 3 dollari a milione di metro cubo, per espandere gli sforzi di investimento.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!