Bce, un altro passo verso l’helicopter money

A cura di Jean-Sylvain Perrig, CIO di Union Bancaire Privée

Nella riunione di ieri la Banca Centrale Europea non ha deluso gli investitori e ha agito in maniera aggressiva per allentare le condizioni dei mercati finanziari, compiendo un altro passo verso la c.d. “helicopter money”, cioè misure di finanziamento diretto (monetario) di programmi di spesa pubblica o di riduzione di imposta. In particolare, due decisioni hanno superato le attese dei mercati. Innanzitutto, le obbligazioni investment grade denominate in euro ed emesse da società non bancarie basate nell’Eurozona saranno incluse nella lista di asset potenzialmente acquistabili nell’ambito del programma di QE. In secondo luogo, a giugno sarà lanciata una nuova serie di operazioni TLTRO, con una scadenza a quattro anni.
Le TLTRO dovrebbe alleviare i timori sullo stato di salute del settore bancario e sulla sua redditività, strutturalmente ridotta a causa dell’attuale contesto dei tassi di interesse. Le nuove operazioni saranno soggette all’ammontare di prestiti nel bilancio delle banche: più un istituto presta, più gli risulterà conveniente il denaro della BCE. Queste misure entreranno a pieno regime dopo giugno.
Dopo la iniziale reazione positiva dei mercati, la domanda principale riguarderà l’impatto sull’economia reale. Queste misure riusciranno a dare sostegno alla crescita del credito e quindi a migliorare lo stato di salute dell’intera economia? Questo resta da vedere. La Banca centrale europea deve implementare misure così drastiche poiché stanno crescendo i timori di deflazione e la crescita economica stenta a ripartire. Lo scenario macro dell’Eurotower è stato significativamente rivisto al ribasso: il PIL per il 2016 è ora previsto in crescita dell’1,4%, rispetto alla precedente stime di +1,7% e del consensus a +1,6%; per il 2017, a +1,7% e per il 2018 a +1,8%. Per quanto riguarda le stime di inflazione, sono state tagliate da 1% ad addirittura 0,1% per il 2016 e da 1,6% a 1,3% per il 2017, mentre la previsione per il 2018 si attesta a 1,6%. Ciò vuol dire che ci vorrà molto tempo affinché l’inflazione si riavvicini al target del 2%.
Tutto questo non cambia la nostra idea che la visibilità sul futuro sia diminuita. Osserveremo con attenzione gli spread creditizi del settore bancario, così come le revisioni sugli utili e qualsiasi miglioramento del settore delle materie prime.
Da febbraio stiamo riducendo i rischi in portafoglio, avendo iniziato l’anno con troppa fiducia sugli asset rischiosi. L’ultimo intervento della BCE non altera troppo la nostra visione, poiché dimostra che la fiducia è bassa e servono medicine sempre più forti per provare a ristabilirla. Preferiremmo vedere un intervento a sostegno degli investimenti e dell’innovazione tramite misure di bilancio. La nostra conclusione è che i rischi restano spostati verso il basso (sia per la crescita sia per l’inflazione). Naturalmente, il diavolo si nasconde nei dettagli: non sappiamo infatti se i canali di trasmissione della politica monetaria funzioneranno meglio, in questo nuovo quadro.

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