Un sentiero stretto verso asset class più rischiose

A cura di Anima Sgr
A gennaio, nel pieno di una delle peggiori partenze degli ultimi dieci anni per le Borse, avevamo indicato i tre fattori che a parere del team gestionale di ANIMA, avrebbero potuto incidere favorendo il rallentamento del “circolo vizioso” in atto: iniziative importanti da parte delle principali banche centrali; una certa stabilizzazione del prezzo delle materie prime; e per finire, segnali di miglioramento del quadro macro. Ecco allora che alla base della fase di recupero sono state proprio le scelte di politica monetaria di Fed e BCE, che in occasione delle riunioni di marzo si sono dimostrate ancora più accomodanti delle attese.
Riteniamo che i fattori che hanno determinato il recupero dei mercati continuino ad essere importanti, ma al contempo coesistono diversi e rilevanti elementi di incertezza: rischi politici e geopolitici, primo fra tutti a giugno quello legato alla permanenza o meno della Gran Bretagna all’interno della Ue (referendum sulla “Brexit”); la possibilità di un rialzo dei tassi da parte della Fed già a giugno; l’evoluzione del settore finanziario bancario in tutta Europa, in quanto un contesto di tassi bassi potrebbe pesare sull’andamento futuro dei profitti degli istituti di credito; l’assenza di sviluppo in merito alle attese sugli utili sia europei che americani; e ancora i timori legati al trend e al modello di crescita in Cina. Alla luce di queste considerazioni il nostro posizionamento sui mercati azionari resta neutrale; anche per quanto riguarda l’asset class obbligazionaria nel suo complesso il giudizio resta neutrale.
Europa: costruttivi ma con prudenza. Nonostante la recente ripresa delle Borse, considerando i fattori di incertezza ancora all’orizzonte e che potrebbero riportare volatilità nei prossimi mesi, il nostro orientamento sul mercato azionario si conferma neutrale e i portafogli dei nostri fondi azionari complessivamente risultano ancora improntati alla prudenza. A livello geografico tra Europa e Usa continuiamo a preferire, in termini relativi, e nel medio lungo periodo le Piazze europee, non solo per i futuri possibili rialzi dei tassi della Fed, ma per l’economia americana che presenta ormai un livello di maturità rispetto a quella europea.
In un contesto di tassi ancora estremamente bassi (talvolta negativi), all’interno dei portafogli dei nostri fondi, tendiamo a privilegiare, trasversalmente, i titoli in grado di distribuire dividendi interessanti e potenzialmente crescenti. Nei portafogli europei la preferenza va per il comparto dei consumi, pur avendo recentemente aumentato l’esposizione al settore industriale. In generale restano sottopesati i titoli finanziari. Nell’ambito dei portafogli azionari flessibili continuiamo a privilegiare un basso livello di investimento nelle azioni e quindi nel livello di rischio.
Italia: pesa il comparto bancario. Il peso significativo del settore bancario all’interno dell’indice Ftse Mib è la causa principale del nostro giudizio di cautela nei confronti delle prospettive di breve termine del mercato azionario italiano. Del resto il contesto di tassi bassi determina problematiche di redditività per gli istituti di credito, senza contare che lo smaltimento dello stock di crediti deteriorati, sui cui la BCE ha molto insistito, non ha ancora visto una soluzione. Quindi nell’ambito di un’allocazione generalmente prudente preferiamo, oltre al tema trasversale dei dividendi, titoli maggiormente esposti alla ripresa della domanda domestica e dei consumi in particolare, come ad esempio il settore media. Il posizionamento si mantiene neutrale.
Usa: nessun cambiamento di view. Nel corso dell’ultimo mese si è assistito ad un miglioramento degli indicatori macro e ad una diminuzione del premio per il rischio. Ma proprio perché il ciclo economico americano si trova ad uno stadio maturo e in vista dei prossimi rialzi della Fed, il giudizio su questo segmento viene confermato negativo.
Nonostante il mercato in generale continui a mostrare rendimenti modesti, alcuni settori continuano ad offrirne di soddisfacenti, sulla base della generazione di cassa: ne sono un esempio quello tecnologico, dei telefonici e dei consumi in generale. All’interno dei portafogli dei fondi focalizzati sulla Borsa americana si sta valutando l’investimento in società appartenenti a settori più ciclici.
Borse emergenti: giudizio neutrale. Queste Borse stanno ritornando attrattive, in quanto non ci si attendeva un indebolimento del dollaro e non si era riposta fiducia nel recupero di questi mercati. Per le azioni emergenti, dopo numerose settimane di sottoscrizioni nette negative, tra fondi a gestione attiva ed ETF, i flussi stanno ritornando molto positivi. Pertanto il giudizio da negativo diventa neutrale. La stagione degli utili è stata positiva nelle attese sulle vendite, ma negativa sui margini. I trend nelle revisioni rimangono piuttosto di segno negativo: negli ultimi anni il valore più basso si è verificato tra i risultati del I primo trimestre e quelli del II, all’aumentare della consapevolezza degli analisti che l’ottimismo incorporato nelle stime sull’anno nuovo diveniva eccessivo.
Borse asiatiche: in balia di materie prime e dollaro. La view su queste Borse è neutrale, in quanto su stabilizzazione dei prezzi delle materie prime e dollaro, fattori chiave per questi mercati, resta ancora molta incertezza. In Giappone le stime degli utili hanno storicamente toccato il minimo in marzo e tendono a sottostimare gli utili effettivamente riportati nel secondo trimestre.
Dato l’elevato livello di cassa nei bilanci societari (11,4% del totale delle attività) e la tendenza sempre positiva sugli standard di corporate governance, nei prossimi mesi gli annunci sono attesi sostenere il mercato nipponico. Inoltre, supporto fino alla fine dell’anno fiscale (31 marzo) dovrebbe arrivare anche da parte dei fondi pubblici, per limitare le performance negative che i fondi dovranno comunicare al mercato proprio poco prima del prossimo test dell’opinione pubblica sulla validità dell’Abenomics, cioè le nuove elezioni a luglio.

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