Prevalgono i segni di rallentamento

A cura della divisione Ricerca e Investimenti di Cassa Lombarda

Eurozona: ciclo moderato ma non decelera. Gli indici PMI Composti, ad eccezione della Germania, segnano incrementi, seppure marginali. Il rapporto PMI è coerente con una crescita dell’Eurozona al +1,5% all’inizio del 2° trimestre. L’espansione rimarrebbe perciò quasi stabile, ma solo grazie a un calo dei prezzi volti a stimolare la domanda. Il contesto globale è sensibilmente peggiorato rispetto a tre mesi fa e l’incertezza elevata potrebbe frenare la fase espansiva. La Commissione UE ha tagliato le stime di crescita economica rispetto a febbraio a +1,6% (da +1,7%) nel 2016 e +1,8% (da +1,9%) nel 2017 e ha ritoccato l’inflazione: 2016 +0,2% (da +0,5%) e 2017 a +1,4% (da +1,5%). La crescita dell’area contrasta con rallentamenti in US e UK, suggerendo che lo stimolo più aggressivo della BCE sta aiutando. La domanda interna è in ripresa e l’Euro più debole sta contribuendo, spingendo la domanda esterna stagnante. Giovedì la produzione industriale di marzo è attesa debole e venerdì nella sua seconda lettura il PIL potrebbe essere rivisto a causa dell’inverno mite e i consumi forti in Francia dopo il debole 4° trimestre.

USA: decelerazione assunzioni non deve preoccupare. L’ISM servizi, che rappresentano quasi il 90% dell’economia, è cresciuto ad aprile al ritmo più veloce in quattro mesi, segnalando che l’economia è orientata a un recupero dopo la lenta crescita nel 1° trimestre. Ad aprile, i datori di lavoro hanno aggiunto il minor numero di dipendenti in sette mesi. Il dato riflette anche un andamento più coerente tra occupazione e crescita del PIL attesa prossima al 2% annua. Inoltre siamo prossimi al pieno impiego e ciò crea scarsità che poi si dovrebbe scaricare sul rialzo dei salari. Di fatto, le paghe orarie, le ore lavorate e la sottoccupazione sono in miglioramento. L’aumento del salario orario obbligherà la FED a tenere ancora viva la possibilità di un rialzo tassi a breve, anche se il calo delle assunzioni mensili darà manforte alle “colombe” con impostazione più attendista. All’interno della FED il dibattito è aperto sulla possibilità di un rialzo dei tassi a giugno, che il mercato al momento non considera (probabilità implicita 4%). Di fronte all’incertezza dell’economia, in aprile la FED ha aumentato solo leggermente le possibilità di un aumento dei tassi al prossimo meeting, confermando comunque di rimanere legata all’evoluzione dei dati macro. La probabilità di un rialzo dei tassi a giugno è sicuramente compressa anche dalla considerazione della vicinanza alla riunione del 15 giugno sul referendum sulla Brexit (23/6). In settimana il dato più importante sono le vendite al dettaglio di aprile (Venerdì), che dovrebbero rimbalzare da quelle deboli di marzo. Della Fed parlano Charles L. Evans della Fed di Chicagi (colomba, non votante), Neel Kashkari, Presidente Fed Minneapolis (neutro, non votante), Loretta J. Mester di Cleveland (falco, votante), Eric Rosengren della Fed di Boston (colomba, votante) e Esther L. George presidente Fed di Kansas City (Hawk, votante).

Cina: decelerazione della crescita. I PMI hanno deluso ad aprile e potrebbero innescare rinnovate preoccupazioni sulla crescita del paese nonostante lo stimolo monetario e fiscale all’economia reale. Ciò riflette una combinazione di domanda debole all’estero e di debito nazionale elevato con eccesso di capacità produttiva che potrebbe causare un rallentamento del processo di prosecuzione delle riforme dal parte del governo. La Banca Centrale, dato il livello già elevato del credito nel sistema, èora attendista anche nella valutazione degli effetti reali degli stimoli passati prima di deciderne altri eventuali.

Brasile: debole, tumulto politico. debole il PMI manifatturiero, alta l’inflazione. L’impeachment della presidente Dilma Rousseff al senato dovrebbe proseguire l’11 maggio. Fitch ha tagliato il rating da BB+ a BB con outlook che resta negativo. Il rating riflette la contrazione del Pil più forte del previsto e l’incapacità del governo di stabilizzare le finanze pubbliche.

India: meno crescita. I Pmi mostrano l’attesa di una decelerazione dei tassi di crescita delle attività confermando le difficoltà del ciclo, causate da debolezza globale e lentezza delle riforme del governo Modi. La Banca Centrale potrebbe avere spazio per intervenire grazie all’inflazione meno alta. Le riforme in atto dovrebbero inoltre contribuire a supportare la crescita nel prossimo anno.

Giappone: deludente. I PMI di aprile deboli sono una cattiva notizia per la BoJ, rimasta ferma il 28/04 rilanciando così la forza dello yen. Secondo il consensus però, durante l’estate la BOJ dovrebbe annunciare un aumento di acquisti di attività e anche ulteriori tassi negativi. Inoltre aumentano i rumors che Abe lanci uno stimolo fiscale a maggio.

Svezia: fiacca. Il PMI della produzione non mostra una direzione definita negli ultimi mesi e i servizi salgono meno del previsto. La Banca Centrale mostra la preoccupazione per le prospettive di inflazione che porterebbe a non escludere di conseguenza più misure di stimolo.

Norvegia: frenata. Il PMI Manifatturiero sale ma rimane in zona contrazione. Un taglio dei tassi sembra più certo a settembre. In settimana Norges Bank dovrebbe lasciare i tassi fermi.

UK: impatto negativo Brexit. I PMI ad aprile sono inaspettatamente deboli. Si tratta di un nuovo shock per l’economia dopo il rallentamento nel 1° trimestre. Vi sono crescenti incertezze circa l’economia globale e all’interno per le industrie petrolio e gas e il settore servizi. Alla discesa dell’indice ha contribuito anche l’aumento delle preoccupazioni sull’impatto del referendum del 23 giugno. In questo scenario, che non dovrebbe cambiare nel corso dei prossimi mesi, il 2° trimestre è destinato a rimanere in decelerazione. In un tale contesto il consensus degli economisti si aspetta che la BoE manterrà il tasso di riferimento all’attuale livello basso record del +0,5% il 12 maggio e fino al 2017.

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