Banche Centrali pronte a combattere gli effetti della Brexit

A cura di Cassa Lombarda

Eurozona: lieve ripartenza dell’inflazione pre-Brexit L’inflazione risale a giugno grazie ai prezzi del petrolio che si sono stabilizzati, allo stimolo della Banca Centrale Europea e alla ripresa moderata dell’Unione Europea ma i dati sono relativi a prima del voto sulla Brexit. L’obiettivo di poco meno del 2% in un futuro “non troppo lontano”, potrebbe allontanarsi in quanto la crescita dell’economia dell’Eurozona potrebbe soffrire uno shock di fiducia a seguito alla Brexit. Infatti, anche se gli impatti della Brexit sono ancora di difficile quantificazione, è probabile che gli investimenti delle imprese e la spesa dei consumatori saranno influenzati negativamente in tutta l’area dell’euro almeno nel breve termine. Il governatore della Banca Centrale Mario Draghi sostiene che l’uscita del Regno Unito dall’UE potrebbe fare scendere di uno 0,5% cumulato il Pil dell’Eurozona nei prossimi tre anni. Il vicepresidente della BCE Vítor Manuel Ribeiro Constancio ha affermato questa settimana che la Banca Centrale ha ancora a disposizione strumenti necessari per rispondere alle eventuali conseguenze negative della Brexit. La settimana sarà relativamente calma sui dati economici in quanto l’effetto della Brexit non dovrebbe ancora riflettersi sulle vendite al dettaglio in zona euro.

UK: rimbalzo pre-Brexit Il PMI manifatturiero pre-Brexit sale ma non fornisce alcuna informazione su come l’attività sarà influenzata dalla decisione del Regno Unito di lasciare l’UE. Di fronte all’incertezza il governatore della Bank Of England ha annunciato un probabile taglio dei tassi nei prossimi mesi, cosa che ha fatto indebolire la sterlina con benefici per l’export. La rinuncia del leader della corrente “leave” Boris Johnson alla corsa per diventare il primo ministro preannuncia inoltre una instabilità politica nei prossimi mesi.

USA: crescita moderata e fragile Anche se moderata, a maggio la crescita della spesa dei consumatori è ancora positiva, dopo che ad aprile si era verificato l’incremento mensile più forte da agosto 2009. Con una spesa personale in crescita più lenta e un incremento di posti di lavoro stabile, sarà probabilmente necessario un pick-up dei salari per sostenere ulteriormente gli acquisti, dopo il rallentamento nel primo trimestre, la lenta ripresa del settore manifatturiero e l’incertezza dell’immobiliare. Inoltre l’aumento dell’incertezza globale, oltre che frenare gli investimenti delle imprese, può indurre nel consumatore maggiore prudenza: tutto ciò potrebbe moderare le prospettive di crescita negli Stati Uniti. I dati misti della settimana passata evidenziano la fragilità del ciclo e inducono a pensare a un prolungamento dell’attuale politica monetaria della Fed. I Fed Funds a termine indicano che la Federal Reserve non alzerà i tassi di interesse per tutto il 2017 e danno addirittura una probabilità del 6% di un taglio a settembre. Prima del referendum sulla Brexit, le chance di un taglio erano pari a zero e il rialzo entro l’anno era dato al 52%. In settimana il dato chiave è il rapporto sull’occupazione di giugno che attirerà l’attenzione più del solito dopo quello sorprendentemente debole del mese scorso, che ha incrementato le preoccupazioni per una recessione nel breve termine. L’indice ISM servizi di giugno (mercoledì) è previsto in miglioramento rispetto alla lettura minima da più di due anni a maggio. Il verbale di giugno della riunione Fed del 14-15 (mercoledì) sarà un pò obsoleto, in quanto l’incontro è avveuto prima del voto Brexit. Un chiarimento più aggiornato sulle prospettive della politica della Fed potrebbe arrivare dagli interventi degli esponenti della Fed William C. Dudley (martedì) e Daniel Tarullo (mercoledì).

Cina: segnali di debolezza I PMI di giugno suggeriscono che la prospettiva di crescita potrebbe cominciare nuovamente a decelerare. Tutto ciò crea i presupposti di un aumento di politiche monetarie espansive e politiche fiscali ancora più attive nei prossimi mesi. In settimana l’inflazione di giugno è attesa in crescita alla stessa velocità.

Brasile: disciplina monetaria il report della Banca Centrale sull’inflazione trimestrale mostra che il neo-governatore Ilan Goldfajn dovrebbe escludere ogni eventuale taglio dei tassi almeno prima della riduzione della spesa pubblica.

India: dinamismo dell’economia con sfide da oil e NPL Il PMI manifatturiero mostra una prospettiva di recupero di crescita nei prossimi mesi grazie alla spinta delle riforme e alle misure del governo di Narendra Modi. Tuttavia, il recupero dei prezzi del petrolio potrebbe rallentare questo slancio come anche la gestione dei prestiti in sofferenza potrebbe essere fonte di rallentamento di erogazione del credito nell’economia.

Russia: cresce la domanda interna intermedia Il PMI manifatturiero si attesta al livello più alto dal novembre 2014, spinto dalla domanda intermedia, poiché le sanzioni inducono a produrre all’interno. L’andamento della produzione è sempre più divergente rispetto alla crisi dei consumatori, che stanno invece sopportando il peso maggiore della più lunga recessione della Russia.

Giappone: dati deboli L’inflazione ha continuato a scivolare a maggio per il 3° mese consecutivo. Ciò sottolinea le difficoltà che il primo ministro giapponese Shinzō Abe e la Banca Centrale affrontano nel tentativo di tirare fuori il Giappone dalla deflazione e mette più pressione sulle autorità monetarie per espandere lo stimolo già a partire della riunione del 28-29 luglio. A poco più di una settimana dalle elezioni della Camera Alta, la serie di dati economici rilasciati sottolinea la sfida di Abe nel convincere gli elettori che le sue politiche stanno funzionando.

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