Giappone, difficile inizio d’anno

A cura di Christophe Dumont, Economist, Candriam Investors Group
Gli indicatori relativi al Paese del Sol levante sono in deterioramento da inizio anno. Innanzitutto, lʼindice manifatturiero PMI, in calo da gennaio, ha raggiunto a marzo 49,1. Inoltre, l’ultima inchiesta trimestrale «Tankan», condotta dalla Bank of Japan, evidenzia un leggero deterioramento rispetto all’ultimo trimestre del 2015 e le aziende prevedono un ulteriore peggioramento nel secondo trimestre di quest’anno. Queste ultime risentono più di tutti del recente apprezzamento dello yen (circa il 10% nellʼultimo anno), del rallentamento della crescita in Cina e negli altri Paesi emergenti e della caduta del mercato azionario.
Questo difficile inizio d’anno sembra aver pesato sulle trattative tra Rengo (la confederazione giapponese dei sindacati) e Keidanren (la federazione delle imprese del Giappone). I salari dovrebbero infatti aumentare di circa mezzo punto percentuale, a fronte dello 0,8% dello scorso anno. Inoltre, questi sviluppi hanno indotto le imprese ad una maggior cautela nell’intraprendere nuovi investimenti. Gli indicatori di ordini e capacità produttiva sui beni di consumo Core si sono mossi appena nel primo trimestre, anche se la quota di utili rispetto al PIL è vicina ai massimi storici.
Tuttavia, il quadro non è completamente pessimistico. Gli indici sulle imprese non manifatturiere (sia large che small), infatti, hanno registrato un calo meno pronunciato o sono addirittura leggermente risaliti. Ciò si può in parte spiegare con il continuo miglioramento del mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione sfiora il 3,3%, le aziende continuano ad assumere e la debole crescita demografica irrigidirà il mercato dell’occupazione. Questo dovrebbe spingere al rialzo i salari, anche grazie alle misure promosse da Shinzo Abe per aumentare il tasso di partecipazione femminile.
In conclusione, la crescita del PIL dovrebbe restare debole nel 2016, attorno allo 0,5%. Ciò ha incoraggiato il governo a finanziarie la spesa pubblica nel primo semestre dell’anno fiscale 2016 e la Bank of Japan a prolungare la sua politica monetaria accomodante sino a spingere i tassi in territorio negativo. In questo contesto, l’incremento dell’IVA annunciato per aprile 2017 potrebbe essere posticipato qualora la crescita non dovesse sufficientemente accelerare.

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