Focus sulla Tunisia

A cura di Sace
Il 2016 si è aperto con un rimpasto di Governo che consolida l’alleanza tra laici e islamisti moderati. Le difficili condizioni dell’economia tunisina sono alla base dei ricorrenti scioperi e dell’inasprimento delle tensioni so-ciali. Rimane alta l’allerta terrorismo dopo i tre attentati del 2015. La perdurante instabilità in Libia, infine, provoca una costante situazione di tensione lungo la frontiera ed espone il paese a rischi di infiltrazioni terroristiche nel proprio territorio.
Contesto economico. La serie di shock – attentati terroristici, tensioni sociali, incertezza politica – che il Paese ha subito recentemente hanno rallentato la stabilizzazione economica tunisina. La crescita economica ha subito un rallentamento nel 2015 per il calo dell’attività nel turismo, la bassa domanda manifatturiera e mineraria. La disoccupazione resta eleva-ta, attorno al 15%, con ripercussioni negative anche in termini di consenso verso l’attuale governo.
Il deficit di partite correnti è stimato al 9% del PIL nel 2015. Il deficit pubblico è invece stimato oltre il 4,5% con previsioni di miglioramen-to a partire dal 2017. La Tunisia ha concluso positivamente a dicembre uno Stand-By Arrangement con il FMI. Un nuovo programma di sostegno del Fondo da USD 2,8 miliardi è in corso di approvazione.
Contesto finanziario. Lo Stato è impegnato nell’adottare gli interventi necessari al rafforzamento del sistema bancario. Le principali criticità riguardano la debole qualità degli asset e i livelli di capitalizzazione limitati, in particolar modo per quanto riguarda le banche pubbliche. La strategia di consolidamento di quest’ultime prevede la creazione di una Asset Management Company (AMC) preposta all’assorbimento dei Non Performing Loans dai bilanci bancari.
Contesto operativo. Tradizionalmente il paese ha un atteggiamento favorevole verso gli investimenti esteri e il quadro operativo è positivo. Burocrazia e corruzione restano ostacoli significativi, soprattutto nei rapporti con il settore pubblico. Le violenze in Libia potrebbero produrre ricadute negative sul contesto di sicurezza soprattutto nelle aree frontaliere.
Bilancia dei pagamenti. Il deficit di partite correnti rimane elevato a causa della debolezza della domanda estera e la per-formance negativa del turismo (i ricavi del settore sono scesi del 35% nel 2015). I minori costi petroliferi limitano l’impatto negativo sui saldi, grazie a un minor costo delle importazioni energetiche. Nel 2015 il flusso degli IDE è calato ulteriormen-te a causa delle incertezze politiche, ma è previsto un leggero miglioramento nel prossimo biennio, subordinato al manteni-mento della relativa stabilità istituzionale. Il paese beneficia del supporto finanziario di donatori bilaterali e multilaterali.
Settori di opportunità. I settori delle nuove tecnologie e delle telecomunicazioni presentano buone opportunità di sviluppo; le Zone di sviluppo regionale permettono alle imprese di godere di facilitazioni e finanziamenti a fondo perduto.
Commercio e presenza italiana. La bilancia commerciale italiana registra un attivo stabile verso la Tunisia. Nel 2015 le esportazioni italiane hanno superato i € 3 miliardi ma si sono ridotte del 7,8% rispetto al 2014. I settori principali dell’ex-port italiano sono stati moda (19%), prodotti della raffinazione (16%), prodotti siderurgici (15%) e della meccanica stru-mentale (11%). Le importazioni dalla Tunisia sono aumentate del 4,4%, costituite per lo più da prodotti tessili e alimentari.
L’Italia è tra i principali investitori stranieri in Tunisia, insieme a Francia, Germania e Gran Bretagna. Nel paese sono pre-senti circa 750 imprese italiane, attive soprattutto nel settore tessile e dell’abbigliamento. Da segnalare anche la presenza di gruppi industriali italiani nel settore energetico, del trasporto, della metallurgia, delle costruzioni.

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