La Fed non chiarisce i dubbi e la volatilità torna a crescere

A cura di Wings Partners Sim

L’attesa conferenza stampa della Fed non ha fornito indizi sulle tempistiche del prossimo intervento di incremento del costo del denaro, dopo un dato sull’occupazione decisamente deludente. I commenti si sono concentrati in maniera maggiore sullo stato dell’economia che sta subendo pressioni dal debole contesto globale e dall’elevata competizione, specie nel manifatturiero, che registrano le compagnie statunitensi che si devono confrontare con un dollaro forte che rappresenta uno svantaggio rispetto a Paesi con valute più deboli.

Quello che sorprende è invece l’elevata volatilità che si registra sul mercato dei titoli del Tesoro USA, notoriamente un asset di avversione al rischio e che beneficiano di scostamenti ridotti dei prezzi. Invece gli scostamenti giornalieri per le obbligazioni pubbliche risultano molto elevate da inizio anno, a causa di un percorso delineato dalla Banca Centrale che risulta poco chiaro, anche all’interno dello stesso consiglio di politica monetaria. La volatilità sui titoli di Stato a un mese è così salita sui massimi dal 2008, complici i continui cambiamenti di rotta nelle comunicazioni che emergono dalla Fed che fino allo scorso dicembre prometteva quattro rialzi dei tassi e ora, invece, sembra orientarsi su un singolo intervento.

Dell’opinione che la Banca Centrale americana si muoverà solo una volta quest’anno è anche il vice-Governatore della People’s Bank of China, Yi Gang, dopo un colloquio con la Yellen. Inoltre Yi dà la sua benedizione all’incremento del costo del denaro statunitense, dopo aver temuto un’eventuale azione ad inizio 2016, dovendo già affrontare forti problematiche sul fronte interno legate alle forti perdite dell’azionario di Shanghai e alla svalutazione dello yuan. Il rialzo dei tassi sarebbe invece ora positivo, dato che la Cina ha ora più strumenti per controllare la fuga di capitali, non dovendo più affrontare uno stato di emergenza sul fronte interno.

Tuttavia il rialzo a giugno è utopico per gli USA, dovendo prima riscontrare un progresso nel mercato del lavoro, che secondo l’indice della Fed di maggio registra la peggior variazione negativa degli ultimi 7 anni, con il dato che scivola a -4,8 (dal precedente -3,4), confermando la lettura negativa dei nonfarm payrolls della scorsa settimana.

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