Terza sessione consecutiva di rincari per i contratti sul petrolio, che si portano al top degli ultimi otto mesi, in scia al calo delle scorte commerciali Usa di greggio maggiore delle attese degli analisti, ai timori di attacchi presso gli impianti nigeriani e della sostenuta domanda cinese. In particolare, il future di riferimento sul Wti segna al momento un rialzo dell’1,5% che ha spinto i corsi a 51,2 dollari per barile mentre il derivato benchmark sul Brent è in ascesa dell’1,85% a 52,4 dollari.
Nel dettaglio, gli ultimi dati pubblicati dall’Api hanno evidenziato che la scorsa settimana, le scorte commerciali di crude sono calate di 3,6 milioni di barili, a fronte di attese per una discesa più contenuta ed in area 2.7 milioni. A maggio poi le importazioni cinesi di crude hanno registrato un balzo del 38,7% su base annua.
Certo, restano dubbi riguardo la crescita della domanda globale di greggio, con la World Bank che ha abbassato le stime relative al 2016 al 2,4%, in scia alla debole richiesta proveniente dalle economie sviluppate e calo degli scambi.
Ma in base alle ultime stime dell’Eia, nel corso del 2016, la produzione Usa di crude scenderà di 830.000 bpd a 8.6 mbpd, mentre nel corso del successivo anno, di 410.000 bpd a 8.19 mbpd. L’Eia ha inoltre stimato una crescita della domanda Usa di crude pari a 220.000 bpd quest’anno a fronte delle precedenti stime di 140.00 bpd, mentre relativamente al 2017, la domanda dovrebbe crescere di 60.000 bpd, in calo rispetto ai 120.000 bpd precedentemente previsti.