Il franco svizzero torna a rafforzarsi sull’euro. La moneta unica europea è scesa infatti nelle scorse sedute sotto la soglia di 1,10 a causa, secondo alcuni analisti (e in base a quanto riportato dal sito della Rsi), del timore di un’uscita della Gran Bretagna dall’UE (Brexit) che spinge molti investitori a puntare sulla divisa elvetica quale rifugio.
Nel frattempo, in attesa di sapere quale sarà l’esito del referendum inglese, le riserve in divise della Banca nazionale svizzera (BNS) sono salite a maggio di 14,2 miliardi di franchi rispetto al mese precedente, a 602,1 miliardi di franchi. L’insieme delle riserve (escluso l’oro) ha raggiunto 608 miliardi di franchi, contro i 593,9 miliardi in aprile. La valorizzazione degli stock di oro è invece diminuita di 1,1 miliardi a 40,1 miliardi. Le riserve in divise erano già salite di oltre 11 miliardi in aprile, grazie in particolare al rafforzamento dell’euro, che rappresenta circa il 40% dei depositi valutari della BNS.
Economiesuisse ha inoltre rivisto al rialzo le previsioni di crescita per il 2016: il PIL elvetico dovrebbe aumentare dell’1,3%, invece dell’1,2% preventivato in dicembre, e fare ancora meglio con un +1,7% nel 2017. Lo schock monetario che ha fatto seguito all’abbandono della soglia minima di cambio fra il franco e l’euro è ormai superato, secondo l’organizzazione che rappresenta gli interessi di 100’000 imprese in tutto il paese. Le aziende, precisa, si sono adattate alla nuova situazione a una velocità stupefacente, ottimizzando i processi e le filiere di acquisto, congelando le assunzioni e aumentando provvisoriamente il tempo di lavoro. Sull’evoluzione di quest’anno, però, continuerà a pesare la lentezza della crescita mondiale. Quanto ai diversi settori, si attendono segnali di ripresa da turismo, industria metalmeccanica, tessile e orologiera, mentre continuano a soffrire banche, servizi finanziari e assicurazioni.