L’Europa al punto di non ritorno?

di Hans Bevers, Capo Economista, Degroof Petercam AM

Gli effetti della Brexit, risultato ovviamente da noi considerato particolarmente sgradito, non possono essere ignorati, né da un punto di vista economico né da quello dell’asset allocation.

Detto questo, anche se il risultato è altamente sgradito, non è la fine del mondo. La ripresa economica globale è ancora debole e, naturalmente, Brexit renderà le cose più difficili, ma scenari tragici in termini di un’enorme ricaduta economica sembrano al momento esagerati. Guardando al futuro, gli effetti di una Brexit sembrano soprattutto legati al percorso che verrà intrapreso. Ciò dipenderà dalle decisioni politiche.

La strada verso l’uscita

In una prospettiva di breve periodo, l’impatto sui mercati e sull’economia dipenderà principalmente da quanto imposta o consensuale sarà l’uscita del Regno Unito dalla UE (in termini di negoziati commerciali e  di accesso al mercato comune). Le dichiarazioni dei leader politici su entrambi i fronti saranno indicative in tal senso, ma c’è un rischio significativo che il percorso futuro non sia così chiaro. Entrambe le parti beneficerebbero di una cooperazione costruttiva, ma è possibile che vengano tenute posizioni intransigenti nel processo negoziale. In una prospettiva di medio-lungo termine, il fattore critico è se la Brexit porterà ad una maggiore integrazione o alla disintegrazione dell’UE. In realtà, la questione è sul tavolo da molto più tempo, con la Brexit che potrebbe svolgere un ruolo di catalizzatore in tale situazione. Detto questo, il processo sembra destinato a richiedere più tempo (in termini di anni, probabilmente).

I fattori politici ed economici

È necessario tenere presente che lo scetticismo verso l’Europa non è un fenomeno recente. I sondaggi rilevano che solo il 51% dei cittadini dell’UE, in 10 paesi europei esaminati, guarda con favore all’UE. La gestione di Bruxelles dell’economia e la crisi dei rifugiati sono due importanti elementi di questa disaffezione.

L’economia europea si è ripresa nel corso dell’anno scorso sullo sfondo di importanti e ciclici elementi a favore (basso tasso di cambio dell’euro, più bassi tassi d’interesse e prezzi delle materie prime, minore stretta di bilancio). Ma, fino ad ora, tutto ciò non ci ha mai convinto e la situazione del mercato del lavoro è ancora molto deludente. La Brexit ovviamente non aiuta e gli indicatori di fiducia sembrano destinati a essere colpiti, potenzialmente in misura molto significativa. Le autorità monetarie sono tenute a fare la loro parte, ma dovrebbe essere chiaro che possono influire limitatamente, data l’attuale situazione di trappola della liquidità.

Nel frattempo, i fattori avversi strutturali sono ancora forti. In primo luogo, l’Europa ha ancora a che fare con un difficile dilemma, come posizionarsi in questo mondo globalizzato, conciliando allo stesso tempo il ruolo dello stato-nazione con la democrazia. Come se non bastasse, in secondo luogo l’unione monetaria è ancora lungi dall’essere completata, lasciando aperte le sfide alla propria esistenza. È improbabile, infatti, che la zona euro sopravviva nel tempo nella sua forma attuale. Il contesto politico europeo a breve termine, nel frattempo, rimane piuttosto instabile: dopo le elezioni di domenica scorsa in Spagna, l’Italia terrà un referendum sulla riforma costituzionale nel mese di ottobre. Nei Paesi Bassi avranno luogo nei primi mesi del 2017 le elezioni generali, seguite a stretto giro dalle elezioni presidenziali in Francia di fine aprile. Non è impensabile, inoltre, che nuovi referendum sulla partecipazione o meno all’UE possano essere indetti in altri paesi europei.

Considerazioni finali

La Brexit come tale non rappresenta la fine del mondo. Potrebbe esserlo relativamente al mondo come lo conosciamo. Ma anche questa affermazione potrebbe essere esagerata, perché il Regno Unito resterà un membro della UE per almeno altri due anni. Gli sviluppi politici erano già diventati sempre più preoccupanti dallo scoppio della crisi finanziaria, e la ripresa economica rimane fragile. La preoccupazione principale al momento è che la Brexit possa avere un ruolo di catalizzatore negativo in tutto questo. Ciò potrebbe avvenire, ma è troppo presto per esserne sicuri. Inoltre, anche se l’effetto sarà negativo, i timori di potenziali ed enormi costi economici non sono particolarmente convincenti. A dire il vero, sia sotto il profilo economico che dal punto di vista politico, l’Europa e la zona euro non sono mai stati fuori pericolo e un’uscita indolore dalla crisi non è mai stato uno scenario plausibile. L’Europa è ancora a rischio sgretolamento e resta necessaria un’azione politica per evitare che tale scenario si verifichi nel corso del tempo.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!