Euro, quo vadis?

A cura di Marcus Hettinger, Foreign Exchange Analysis, Credit Suisse
Finora l’USD ha seguito il suo modello storico: rafforzamento al primo rialzo dei tassi nell’ambito di un significativo ciclo di inasprimento della Fed, verificatosi nel dicembre 2015, e successivo ridimensionamento. Se la storia continua a fornire delle linee guida, con ogni probabilità la stabilizzazione dell’USD seguirà all’incirca 5–6 mesi dopo il rialzo dei tassi iniziale. Solo successivamente, quando gli spread tra i tassi si muoveranno in modo più deciso a favore del dollaro, con ogni probabilità il trend al rialzo riprenderà.
La resilienza dell’EUR potrebbe da ultimo venir meno Il cambio EUR/USD è stato decisamente in linea con questo modello. In questo quadro, riteniamo che il potenziale al rialzo per il cambio EUR/USD sia limitato, sebbene i fondamentali tecnici forniscano ancora un sostegno. Riteniamo che livelli per il cambio EUR/USD nella fascia  superiore (indicativamente di 1.13–1.15) del recente range di circa 1.05–1.15 siano difficili da sostenere. Inoltre, di recente, l’euro è stato altresì supportato da un minore effetto di bilanciamento dei portafogli (ad es. deflussi): gli investitori dell’Eurozona hanno ridotto i loro acquisti di debito estero, mentre gli investitori esteri hanno  ridimensionato in misura più ridotta la loro esposizione (dotata di copertura) verso le azioni dell’Eurozona.
Visto il surplus delle partite correnti dell’Eurozona occorrono dei deflussi di capitali per indebolire l’EUR. A fronte di un atteggiamento meno conciliante della Fed e del mantenimento della politica espansionistica da parte della Banca centrale europea, da ultimo il cambio EUR/USD dovrebbe indebolirsi nuovamente su 12 mesi. Tuttavia, per il momento, manteniamo le nostre prospettive neutrali.
NOK e SEK interessanti Le valutazioni sia per la SEK che per la NOK restano interessanti in rapporto all’EUR. Visto che i prezzi del petrolio si attestano ben al di sotto dei livelli degli scorsi anni, ci si aspetterebbe una  sottovalutazione della NOK. Ma, rispetto ad altre valute delle commodity come l’AUD e il CAD, che sono in prossimità del loro fair value, la NOK è ancora molto sottovalutata. La nostra previsione di una stabilizzazione dei prezzi del petrolio dovrebbe fornire un supporto alla NOK nonostante i rischi di un ulteriore allentamento da parte della Norges Bank. La posizione esterna della Norvegia resta solida, la politica fiscale sostiene la crescita e l’inflazione è prossima al target della banca centrale.
Anche in Svezia la crescita è solida e l’economia svedese è strettamente legata alla crescita tedesca. Il basso debito pubblico e un surplus esterno sono dei fattori positivi. Inoltre, nonostante la propensione ancora espansionistica della Riksbank – che di recente ha esteso il suo programma di quantitative easing – l’inflazione si è consolidata. L’impatto sul tasso di cambio di un allentamento della politica monetaria appare quindi limitato. Tra i rischi per la NOK e SEK rientrano le preoccupazioni sulla crescita globale, l’abbassamento dei prezzi del petrolio (per  la NOK) e periodi di avversione al rischio.

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