Occhi puntati su Russia, Turchia e Argentina

A cura di Marcin Adamczyk, Lead Portfolio Manager EMD Local Currency Strategies, NN Investment Partners
Per quanto riguarda le valute emergenti, nel 2015 tutte le divise hanno sottoperformato rispetto al dollaro, mentre almeno il 50% ha sovraperformato rispetto all’euro. Nel 2015 anche i tassi dei ME hanno registrato un andamento più eterogeneo, fornendo complessivamente un contributo positivo al rendimento totale del debito dei Mercati Emergenti in valuta locale. Tale rendimento, attestatosi al 3%, si è rivelato tuttavia inferiore al carry trade (7%), evidenziando quindi un generale aumento dei tassi. A livello regionale, l’Asia ha fatto registrare una dinamica inflazionistica favorevole e le banche centrali hanno tagliato i tassi d’interesse nell’area.
Nell’Europa centrale e orientale la crescita è stata sostenuta e l’inflazione molto bassa. Anche in Ungheria e Romania, ad esempio, i tassi sono stati tagliati. Questi mercati obbligazionari hanno conseguito un andamento relativamente soddisfacente. Poi c’è il gruppo dei Paesi in cui i tassi hanno subito un crollo, come la Turchia, a causa delle pressioni politiche, geopolitiche e inflazionistiche, o il Sudafrica, dove la sostituzione del Ministro delle Finanze ha causato un episodio di forte volatilità.
In Brasile l’inflazione è cresciuta, lo stallo politico ha causato un forte deterioramento fiscale e la politica monetaria ha dovuto compensare la politica fiscale accomodante. Ciò ha determinato una serie di aumenti dei tassi e il mercato ha scontato addirittura ulteriori rialzi. Ci sono stati anche casi in cui i tassi hanno registrato un ottimo andamento, come in Russia, che dopo essersi aggiudicata il titolo di worst performer nel 2014, nel 2015 ha messo a segno un forte rimbalzo, sulla scorta di politiche economiche prudenti e di una posizione tecnica favorevole. Nonostante il calo del prezzo del petrolio, le obbligazioni russe hanno conseguito la migliore performance del 2015 nel comparto delle obbligazioni locali: un’eccezione tra i Paesi legati al petrolio e alle materie prime.
Nel comparto dei tassi prediligiamo i Paesi ad alto rendimento rispetto a quelli a basso rendimento. Su questi ultimi, infatti, siamo piuttosto prudenti, soprattutto su quelli asiatici come Corea e Thailandia. Questi Paesi non presentano rischi particolarmente elevati, ma lo scenario top-down sarà difficile per loro perché la Fed continuerà ad alzare i tassi. I Paesi ad alto rendimento come la Russia e, in ultima analisi, il Brasile, offrono un potenziale maggiore, poiché, a mio avviso, saranno interessati da una discesa dei tassi, mentre nei Paesi a basso rendimento i tassi non hanno molto spazio per un’ulteriore diminuzione. Questo, tuttavia, è uno scenario che si verificherà soprattutto nel secondo semestre dell’anno.
La Russia è caratterizzata da un contesto disinflazionistico molto forte e, nonostante il suo legame con il petrolio, è un Paese a mio avviso interessante. La diminuzione dell’inflazione offrirà alla banca centrale un ampio spazio di manovra per il taglio dei tassi.
Anche la Turchia è un Paese interessante. Molti pensano che sarà presto declassata, ma se i policy maker turchi rivolgeranno la loro attenzione alla situazione geopolitica, cosa che di fatto sta già accadendo, ci sono buone possibilità che lascino correre l’economia e che la politica monetaria assuma infine un profilo più ortodosso. Se questo succederà, e se la Fed non riserverà sorprese sul fronte “hawkish”, nel 2016 la Turchia potrebbe offrire sorprese positive, in quanto non rappresenta un “consensus trade” e molti investitori si attendono un peggioramento della situazione del Paese. Tuttavia, la banca centrale deve continuare a perseguire una semplificazione della politica monetaria.
L’Argentina è un altro paese su cui concentrare l’attenzione. Stiamo assistendo a un cambio di regime, a un ritorno delle politiche ortodosse e la ricetta prevede anche di lasciar fluttuare liberamente il cambio. Quando il peso si sarà normalizzato e sarà libero di oscillare, la necessità di controllare i capitali verrà meno. Allora avremo una situazione caratterizzata da un’inflazione molto elevata, con un possibile shock inflazionistico dovuto alla fluttuazione del cambio.
Oltre a ciò, potremmo avere uno scenario caratterizzato da picchi d’inflazione molto elevati, con rendimenti altissimi e un quadro inflazionistico favorevole. E se allora si avrà la possibilità di accedere al mercato e il peso non sarà più sopravvalutato, l’Argentina potrà diventare un mercato locale estremamente interessante verso il quale orientare gli investimenti. Non penso che il paese abbia ancora attirato l’attenzione di molti investitori, perché si tratta di un tema assolutamente recente.

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