Dove investire nel mercato azionario americano

A cura di Alexandra Walker-Ott, responsabile delle strategie azionarie Usa di Gam
Il mercato azionario americano ha avuto un inizio d’anno molto debole a causa delle preoccupazioni per un rallentamento dell’economia globale guidate dalla Cina, dal calo dei prezzi delle materie prime, dal continuo rafforzamento del dollaro e dalle crescenti tensioni sui mercati del credito. Tuttavia, dal minimo raggiunto a metà febbraio, il mercato ha corso sulla base di indicazioni che vedevano l’economia lontano da uno scenario di recessione. Con una flessione da inizio anno del 2,8% (dati aggiornati al 1.3 dall’indice S&P500), il mercato azionario americano ha sovraperformato gli altri mercati sviluppati.
Il sell-off ha però coinvolto tutti i settori, spingendoli in territorio negativo, ad eccezione di tre. I financials sono stati quelli maggiormente colpiti a causa delle preoccupazioni riguardo al mercato del credito, al nuovo calo dei tassi di interesse e all’appiattimento della curva dei rendimenti.
Il settore healthcare è stato il secondo meno performante da inizio anno nonostante risultati superiori alle attese nel quarto trimestre, dato che gli investitori continuano a prendere profitto in un settore che è stato il più performante negli ultimi cinque anni. I soli settori che hanno mostrato rendimenti totali positivi quest’anno sono telecom e utility. Entrambe i settori hanno beneficiato di tassi di interesse più bassi e della fuga degli investitori verso beni rifugio, restando al contempo immuni al rafforzamento del dollaro.
Siamo perciò cauti nell’elaborare una visione per l’azionario a stelle e strisce. Nonostante potremmo assistere a un ulteriore rimbalzo nel breve periodo in seguito alla debolezza di inizio anno, una visione d’insieme mostra un rallentamento nell’economia USA. L’economia è ancora in crescita, ma la manifattura statunitense è in recessione. La produzione industriale è calata in 12 degli ultimi 14 mesi ed è ora negativa dallo scorso mese di novembre. La parte più ampia e più importante dell’economia, quella dei servizi, è ancora in espansione, ma anche in quel caso il ritmo sta rallentando. Le attuali turbolenze nei mercati azionari potrebbero inficiare la spesa dei consumatori e delle imprese, generando potenzialmente un effetto spillover per il resto dell’economia.
Gli utili societari rappresentano il principale driver di lungo periodo per il prezzo delle azioni. Un’altra ragione per la quale siamo cauti nel nostro outlook è che gli utili hanno raggiunto il livello più alto nel terzo trimestre del 2014 e sono da allora calati del 5% circa, frenati dal rafforzamento del dollaro, dall’indebolimento dell’economia internazionale e dalle difficoltà dell’industria energetica. Mentre l’impatto di un prezzo del greggio più basso e di un dollaro più forte dovrebbero svanire nel corso dei prossimi trimestri, l’aspettativa di crescita per gli utili delle società dell’S&P500 per quest’anno è appena del 3% e gli analisti continuano a rivedere questa stima al ribasso.
Nel complesso, dal nostro punto di vista, le valutazioni non sono convincenti. L’indice S&P 500 sta trattando intorno a 16,5 volte gli utili futuri (P/E), un livello non conveniente su base storica.
Nonostante un contesto poco entusiasmante a livello di indice, continuiamo a identificare società con valutazioni convincenti, momentum positivo e forti catalizzatori. Basandoci sul nostro processo bottom-up di selezione dei titoli, le esposizioni settoriali principali della strategia sono indirizzate verso l’IT e l’healthcare. Al contrario, i settori verso cui siamo meno positivi continuano a essere quelli dei consumi discrezionali e degli industriali, laddove i sondaggi tra i responsabili degli acquisti e altri indicatori suggeriscono una perdurante debolezza nelle vendite.
Tra gli industriali nutriamo maggiore interesse sul settore della difesa, a scapito dei nomi legati al segmento oil & gas. Il settore è immune all’indebolimento nei Mercati Emergenti, al declino del prezzo delle materie prime e al rafforzamento del dollaro. Inoltre, il budget di difesa degli Stati Uniti sembra aver toccato il fondo l’anno scorso ed è probabile che torni nuovamente a crescere dopo un declino durato diversi anni.

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