La Great Rotation… al contrario

A cura di Deutsche Asset Management

Il 2016 sta sicuramente mettendo a dura prova i nervi degli investitori con un andamento molto nervoso ed emotivo a seguito di motivazioni che si alternano erraticamente, senza un vero e proprio “fil rouge” che possa fornire una traccia direzionale che possa definirsi tale. Il disappunto degli investitori trova conferma nei dati di riscatto dai fondi azionari, che la scorsa settimana ha registrato i picchi massimi dal 2011 e con indici di mercato che – dopo circa un anno – si trovano ancora (ben) indietro rispetto ai livelli massimi del 2015.
I riscatti dagli “equity funds” hanno raggiunto i 90 mld di dollari dall’inizio dell’anno a riprova delle difficoltà di vari gestori nell’interpretare un mercato le cui dinamiche appaiono non più così influenzate dalle politiche monetarie non convenzionali.

Dopo l’iniziale caduta dei listini che ha più volte fatto parlare di “bear market“, abbiamo assistito ad un buon recupero ma il trend sembrerebbe, ancora una volta, assai incerto. Secondo EPFR, società specializzata nel settore, nel solo mese di maggio sono usciti ben 7,4 bln di dollari da vari mercati.
Secondo Jim Tierney, Chief Investment Officer di AllianceBernstein, le condizioni attuali di mercato rimangono una grande incognita, soprattutto se messe in relazione con lo straordinario basso livello dei tassi che, a rigor di logica, dovrebbe costituire una forte spinta per attività rischiose.
I motivi di preoccupazione ed incertezza riguardano l’andamento congiunturale in Giappone e nell’Eurozona, le prospettive di crescita degli utili delle compagnie USA, unitamente alle non più brillanti prospettive per il settore tecnologico: basti ricordare che Apple ha perso circa 80 mld dollari di market cap dalla pubblicazione dei dati lo scorso aprile.

I timori che all’inizio dell’anno sembravano rappresentare i principali motivi per uno scenario assai negativo, quali il crollo del prezzo del petrolio, la crescita economica cinese e l’incerto andamento di quella USA, oggi sono passati in secondo piano; altre sono oggi le incertezze che frenano il recupero dei mercati azionari:il referendum del prossimo 23 giugno sulla “Brexit“, le elezioni in Spagna ma, ovviamente, in particolar modo la tornata presidenziale USA.

Paul Christopher, head global market strategist al Wells Fargo Investment Institute, alcuni giorni addietro ha evidenziato che le incertezze sulla crescita macro e circa gli esiti elettorali possono contribuire ad una frenata nella propensione al rischio. Nonostante i recenti dati sulle vendite al dettaglio e la fiducia degli investitori abbiamo mostrato un buon andamento, gli investitori rimangono perplessi, anche in virtù di altre evidenze, quali il mercato del lavoro e la crescita debole nell‘Eurozona lo scorso giovedì. Così come l’azione delle banche centrali sempre più invasive sembrano aver perso lo smalto dei giorni migliori e i dati forniti da EPFR proiettano i riscatti ai massimi dal 2011.

Altra statistica che preoccupa è quella proveniente dall’American Association of Individual Investors, che vede soltanto il 20% degli intervistati esprimere una positiva opinione sul mercato azionario USA, ovvero circa la metà della media storica.

Ovviamente, beneficiari di questa tendenza sono i fondi obbligazionari sia a breve che a mediolungo termine che hanno raccolto – rispettivamente – 3,5 mld e 5,1 mld di dollari facendo segnare ben 11 settimane positive su 12 per le tipologie a m/l termine e la terza consecutiva per i fondi di liquidità. Buone notizie anche sul fronte delle obbligazioni societarie, che hanno tratto nuovo impulso dalle ultime decisioni della BCE e della Bank of Japan, in merito al piano di acquisti di dette obbligazioni su base mensile.

«Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma» è la parafrasi più concisa del principio di conservazione della massa di Antoine-Laurent de Lavoisier: anche nella finanza gli investimenti cambiano pelle e direzione: l’ironia del destino vuole che ultimamente si sta verificando esattamente l’opposto della cosiddetta “Great Rotation” che doveva vedere un deflusso dal mondo monetario ed obbligazionario verso l’azionario.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!