La domanda di beni rifugio è ancora sostenibile?

A cura di Yann Quelenn, analista di Swissquote
Il referendum sulla Brexit ha riportato alla luce il ruolo predominante dei beni rifugio durante i periodi di incertezza. Le pressioni in acquisto su franco svizzero e yen sono state un chiaro esempio di come ad essere considerati fondamentali siano non più i fondamentali economici dei singoli Paesi bensì la loro stabilità politica.
Come la Svizzera, anche il Giappone si trova nel bel mezzo di un lungo periodo deflattivo, le fluttuazioni delle monete di riferimento sono sganciate dall’andamento economico nazionale e i rischi che comporta un investimento su questi asset tutt’altro che minimo. Tuttavia, siamo portati a considerare che i tassi di interesse possano scendere ancora e di conseguenza non ci meravigliamo di assistere ad un continuo apprezzamento dei metalli preziosi, poichè essi costituiscono una vera e propria assicurazione contro un eventuale (ancorchè improbabile) collasso delle monete-rifugio. E senza alcun bisogno di pagare alcun tasso di interesse.
La Brexit ha portato in superficie molte realtà: per la prima volta dalla creazione dell’Unione Europea, il rischio di una sua disgregazione non è mai stato tanto elevato. In Finlandia ad esempio hanno già raccolto metà delle firme necessarie per indire un referendum che chieda ai cittadini se intendono rimanere nell’Unione. Gli investitori sono pienamente consapevoli di queste criticità, per questo la domanda di oro e argento è aumentata a dismisura portando i prezzi dei preziosi su livelli ancora non sperimentati negli ultimi tre anni.
Nondimeno non possiamo non rilevare un paradosso in tutto ciò: le banche, e quelle europee in particolare, finite di nuovo nell’occhio del ciclone, sono proprio le parti  che emettono i certificati per oncia. L’aumento di queste emissioni – che rappresentano l’offerta di tali beni – stanno mantenendo i preziosi su prezzi contenuti. Un fatto che contribuisce certamente alla conferma della fiducia sulle monete-rifugio. Vale la pena sottolineare che l’offerta di oro e argento fisico non è mai stata così elevata.
C’è un altro importante rischio controparte che potrebbe pesare ulteriormente sui prezzi dei metalli preziosi e che potrebbe innescare una separazione tra il mercato relativo ai certificati e quello rappresentato dai lingotti di metalli preziosi, in quanto la dimensione del mercato dei paper sull’oro supera di duecento volte le dimensioni del mercato dell’oro fisico.
Oro e argento continueranno ad apprezzarsi nei prossimi mesi? Il potenziale rialzista è sicuramente realistico. Negli ultimi quattro anni, la Fed ha promesso che i tassi di interesse Usa sarebbero saliti stabilmente, ma i mercati stiano iniziando a soppesare le possibilità di un taglio del costo del denaro prima della fine del prossimo anno. Ed è proprio la sfiducia nei confronti delle banche centrali a rappresentare ora il nuovo driver per ulteriori rialzi di oro e argento. Tassi di interesse negativi non hanno alcun senso dal momento che chi presta si trova nelle condizioni di dover pagare lui stesso un tasso di interesse. Come se non bastasse, non riusciamo a intravedere una strada sulla quale possano incamminarsi la BCE o la Bank of England mirando ad ottenere risultati migliori di quelli ottenuti finora da Fed e Boj. Ecco perchè riteniamo che la strada per oro e argento sia spianata più che mai!

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