Posizionamento per la crescita e l’inflazione

A cura di Joachim Klement, Credit Suisse
Dal momento che l’inflazione elevata è ormai un ricordo da diversi anni, sempre meno investitori si tutelano dagli effetti indesiderati dell’aumento dell’inflazione. In particolare, gli investitori relativamente giovani affacciatisi sul mercato solo in quest’ultimi anni ipotizzerebbero probabilmente che l’inflazione rimarrà ancora bassa – poiché anche sei anni di politica monetaria ultraespansiva e tassi d’interesse vicini allo zero non hanno determinato un incremento sostanziale delle pressioni inflazionistiche.
Ciò risulta in contrasto con il quadro della fine degli anni Settanta: in quel periodo non si era registrato alcun trend visibile di diminuzione dell’inflazione, nonostante i tentativi delle banche centrali di tutto il mondo di frenare l’inflazione elevata. Si dovettero impiegare nuove soluzioni di politica monetaria per ridurre una volta per tutte l’inflazione, che era fuori controllo. Gli investitori che hanno fatto i conti con il quadro inflazionistico negli anni Settanta – o con periodi di inflazione fuori controllo o di iperinflazione sui mercati emergenti negli anni Ottanta e Novanta – sanno che ci può volere molto tempo affinché l’inflazione si presenti. Però, poi, può prevalere per molto se non viene contrastata per tempo.
Tuttavia, gli investitori con meno esperienza tendevano a sovrastimare le prospettive inflazionistiche alla fine degli anni Settanta e agli inizi degli anni Ottanta; analogamente, gli investitori meno esperti hanno tendenzialmente sottostimato le prospettive inflazionistiche negli ultimi anni. Ciò viene supportato dalle scoperte del professore di Berkeley Ulrike Malmendier e del professore della University of Michigan Stefan Nagel nell’articolo «Learning from Inflation Experiences» sul Quarterly Journal of Economics, ottobre 2015.
Prepararsi a una mutazione del quadro inflazionistico. Sottostimare le prospettive inflazionistiche può determinare una performance sotto la pari se i portafogli degli investitori non sono pronti a un incremento dell’inflazione. Mentre non ci attendiamo un’inflazione fuori controllo nei prossimi anni, individuiamo crescenti segnali di pressioni inflazionistiche – in particolare negli USA. In un quadro di questo tipo, una selezione di investimenti azionari può fornire una protezione contro le pressioni inflazionistiche in aumento fintantoché la crescita economica resta positiva. Restiamo cautamente ottimisti in relazione alla crescita economica nell’Europa occidentale e negli USA e continuiamo a prevedere che, quest’anno, la crescita sarà leggermente al di sopra del potenziale sul lungo termine.
Unitamente a un incremento delle pressioni inflazionistiche e a bassi tassi d’interesse sul mercato monetario, queste
prospettive creano un quadro che, a nostro giudizio, fornirà con ogni probabilità un sostegno ai settori sensibili all’inflazione, come settore immobiliare, salute, beni di consumo ciclici e non ciclici. Il nostro tema di nuova apertura «Investire per la crescita e l’inflazione » investe nelle azioni globali in questi quattro settori per dare agli investitori l’opportunità di proteggersi dall’incremento delle pressioni inflazionistiche, beneficiando al contempo di una crescita  conomica positiva.
Attualmente individuiamo dei rischi nell’ambito degli investimenti azionari in generale, in gran parte poiché ci troviamo nella fascia superiore di ciò che consideriamo un mercato all’interno di un range. Pertanto una soluzione azionaria più difensiva come questo nuovo tema può costituire un’utile alternativa per gli investitori in azioni – in particolare per via dell’esposizione del tema ai beni di consumo non ciclici e alla sanità. I rischi correlati a questo nuovo tema sono principalmente connessi alla nostra previsione, secondo cui l’inflazione crescerà nei prossimi mesi; se l’inflazione non aumenterà, o se la crescita si indebolirà in misura significativa, anche questo tema potrebbe  potenzialmente evidenziare una flessione.
Alla ricerca degli Yankee sui mercati obbligazionari. Le obbligazioni indicizzate all’inflazione (ILB) restano tra le opportunità più interessanti per gli investitori alla ricerca degli investimenti più sicuri possibili. Ciononostante, le ILB risentono di rendimenti alla scadenza estremamente bassi o persino negativi. Tuttavia le obbligazioni corporate forniscono rendimenti nominali e reali leggermente positivi a fronte di un elevato grado di sicurezza. A nostro giudizio, le opportunità più interessanti sussistono nelle obbligazioni investment grade (IG) denominate in USD. Abbiamo introdotto questo tema come nuovo Top Theme per gli investitori, dal momento che il giudizio proprio di Credit Suisse è di outperform per le obbligazioni corporate IG.
Il primo aprile, le obbligazioni IG denominate in USD hanno registrato dei rendimenti indicativamente 1.3 punti percentuali più alti rispetto a quelli delle obbligazioni IG denominate in EUR – e una volta coperti i rischi valutari, il vantaggio in termini di rendimenti resta grossomodo di 0.2 punti percentuali. Pertanto riteniamo che le obbligazioni IG denominate in USD forniscano il miglior compromesso possibile tra rischio e ricavo nell’universo obbligazionario IG, sebbene complessivamente il rapporto rischio-ricavo resti poco favorevole fintantoché prevalgono bassi livelli dei tassi d’interesse.
Gli investitori che possono permettersi di essere più selettivi potrebbero essere in grado di accrescere ancora di più i rendimenti focalizzandosi sugli «Yankee bond» nell’ambito dell’universo delle obbligazioni IG in USD. Gli Yankee sono obbligazioni denominate in USD emesse da società non statunitensi. Poiché questi emittenti stranieri godono di una  minore popolarità tra gli investitori statunitensi, quest’ultimi hanno la tendenza a pretendere un premio di rendimento rispetto alle società statunitensi, e tale premio è attualmente interessante.
Prese di beneficio sui titoli high yield difensivi. Effettuiamo delle prese di beneficio sul nostro tema esistente delle  obbligazioni difensive high yield (HY) e lo chiudiamo. La selezione di obbligazioni difensive HY ha ottenuto un grande successo sia da inizio anno che dall’introduzione dell’idea nel giugno 2015. Con un total return del 9,7%, la nostra selezione difensiva HY ha evidenziato un’outperformance rispetto al Barclays Global HY Index (un indice per il debito HY globale multi-valuta che rappresenta i titoli HY statunitensi, i titoli HY paneuropei, e gli indici HY in valuta forte dei mercati emergenti) del 5,2% da inizio anno (dati al 18 aprile 2016). Tuttavia, di recente, abbiamo assistito a  un passaggio verso le obbligazioni HY più rischiose e di minore qualità, in particolare dal momento che i prezzi delle  commodity hanno cominciato a stabilizzarsi. Inoltre, la nostra selezione si focalizza sui titoli HY in EUR, che ora sembrano avere una valutazione più cara rispetto ai titoli HY in USD, e quindi sono a rischio di un’ulteriore underperformance nei prossimi mesi.

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