Neutrali sugli Usa, positivi sugli emergenti

A cura di Anima Sgr
Europa: Brexit e incertezza. Le Borse europee restano quelle principalmente interessate dall’impatto della tempesta britannica, anche se l’ “effetto domino” di Brexit si è avvertito in America, fino ad arrivare in Giappone. In Europa il rischio maggiore è rappresentato dalle valutazioni che faranno i mercati del rischio politico e degli effetti che potrà avere la futura uscita della Gran Bretagna dalla UE. Il prossimo 11 luglio è in programma l’Eurogruppo; dopodiché il 21 luglio si terrà il consueto meeting della Bce, e in quell’occasione potrebbe annunciare manovre straordinarie vista la situazione contingente e per finire, il 27 luglio, il Fomc della Federal Reserve.
L’esito inatteso della Brexit ha introdotto un elemento di debolezza nello scenario europeo e ciò ci induce ad adottare per il prosieguo dell’anno un posizionamento più cauto sulle borse europee, a vantaggio di America. Infatti, nell’immediato sono troppo incerti gli sviluppi della Brexit per permettere una presa di posizione netta sui listini europei. Questo si traduce, per i fondi azionari flessibili di ANIMA, in un posizionamento scarico di azioni, come quello
adottato prima della Brexit, e che ha permesso nelle ultime settimane di contenere drasticamente la volatilità.
Italia: penalizzata dai finanziari. Nelle scorse settimane, sono state le banche italiane a subire i danni collaterali maggiori per lo shock prodotto dal referendum inglese del 23 giugno. La tensione degli investitori si è in particolare concentrata sul nodo dei crediti in sofferenza (npl, non performing loan), che gravano in maniera schiacciante sui bilanci di molte banche, pregiudicandone la solidità patrimoniale. L’intervento del fondo Atlante a sostegno delle banche, una garanzia pubblica fino a 150 miliardi di euro sui titoli di debito senioremessi da banche sono fra le soluzioni studiate, ma non ancora implementate. La centralità dei titoli bancari sul listino italiano e nell’economia domestica indeboliscono le prospettive di ripresa del paese e ci portano ad adottare un posizionamento più cauto.
Usa: la visione diventa neutrale.  Si conferma un mercato più caro di altri, ma senza dubbio allo stato attuale più difensivo: il giudizio da negativo diventa neutrale. Dopo la pubblicazione dei dati di maggio sul mercato del lavoro, che hanno rivelato  una battuta d’arresto, saranno determinanti i prossimi dati economici e le decisioni assunte di  conseguenza dalla Fed, in relazione al timing dei prossimi aumenti dei tassi di interesse. Lo sviluppo dell’economia americana prosegue a ritmo moderato, ma l’inflazione rimane contenuta e le aspettative sulla stessa in Usa sono calate. Il Fomc della Fed propendeva per due rialzi nel corso del 2016, ma in realtà l’orientamento al momento appare più conservativo. Guardando da qui a fine anno l’8 novembre si terranno le elezioni presidenziali e quindi crediamo che mano a mano che ci si avvicinerà all’evento si verificherà come di consueto un po’ di volatilità.
Borse emergenti: il giudizio rimane costruttivo. Nei primi sei mesi di quest’anno l’andamento dei mercati emergenti ha registrato un trend positivo. Per la seconda parte dell’anno, la nostra idea rimane costruttiva, ma crediamo che molto dipenda ancora dalla Banca centrale americana: se la Fed temporeggerà ulteriormente sulla stretta della sua politica monetaria, mantenendo tassi bassi più a lungo, allora queste Borse non potranno che trarne un vantaggio, sarebbero invece sfavoriti da un rafforzamento eccessivo. Il fatto poi che prosegua la stabilizzazione del prezzo del petrolio e di alcune altre materie prime non può che giocare a favore del miglioramento delle prospettive economiche di molti paesi emergenti e nel medio periodo dell’evoluzione della crescita globale, così come dei mercati azionari considerati nel loro complesso.
Borse asiatiche: da monitorare il rialzo dello yen. Il giudizio su queste Borse viene confermato neutrale. I
riflettori sono puntati, a maggior ragione dopo l’esito del referendum britannico, sull’apprezzamento della valuta
nipponica: il mercato azionario giapponese è molto influenzato dal livello dello yen nei confronti del dollaro. La recente debolezza del mercato giapponese rispetto ai massimi relativi di fine maggio è dunque riconducibile ad un significativo apprezzamento dello yen per i timori legati all’incertezza ante e post Brexit e per la debole crescita globale; inoltre, per gli interventi di politica fiscale ritenuti non ancora sufficienti per favorire l’economia domestica (non è bastato l’annuncio del posponimento dell’aumento dell’Iva). Le stime di crescita del Pil per il 2016, del resto, hanno visto una forte revisione nei primi mesi dell’anno.

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