Sull’azionario serve cautela ma non mancano le opportunità

A cura di Iman Brivanlou, Equity Portfolio Manager, Tcw

In questa fase, l’outlook sul mercato azionario è sicuramente cauto. In qualità di gestore azionario credo che ripaghi sempre prestare attenzione ai segnali provenienti dai mercati del credito che, in questo momento, suggeriscono che il ciclo del credito sia prossimo alla fine. È su questa premessa, sommata a diversi altri fattori, come ad esempio le valutazioni in confronto alle medie storiche o il clima politico globale, che si basa la cautela del nostro outlook nei confronti dei mercati azionari.

Inoltre vanno considerate le implicazioni della Brexit: nel breve e medio periodo mi aspetto un aumento dell’incertezza e della volatilità, un rafforzamento del dollaro e un inasprimento delle condizioni finanziare. Questi fattori verranno in parte compensati dal flight to quality verso gli Stati Uniti e dalle azioni proattive che le Banche Centrali intraprenderanno per assicurare l’ampia liquidità necessaria per il funzionamento corretto delle istituzioni finanziarie.

Sul lungo periodo, però, il rischio innegabile è che l’Unione Europea vada incontro alla dissoluzione, il che avrebbe effetti ancora più dannosi sui mercati.

Alla luce di queste considerazioni e della cautela che caratterizza il nostro outlook, credo che nella selezione dei titoli si debbano cercare opportunità laddove consistono alcune circostanze, a partire da un management solido che vanti un track record collaudato nel superare le fasi ribassiste dei cicli. Anche i titoli legati a una domanda anelastica rispetto al prezzo e quindi meno soggetta alle ciclicità presentano opportunità, così come quelli contraddistinti da vantaggi competitivi sostenibili, come ad esempio il costo, il brand, la distribuzione o da una forte caratterizzazione domestica.

In questo scenario suggerisco, invece, di evitare le materie prime, in quanto fortemente esposte all’apprezzamento del dollaro. Inoltre sulle commodity il controllo sul prezzo è minimo o assente. Meglio evitare anche i titoli fortemente esposti all’Unione Europea e ai Mercati Emergenti.

In termini di settore, ritengo che le maggiori opportunità risiedano in alcune sotto-categorie dei fondi comuni di investimento immobiliare, nei beni di prima necessità e nelle società di consulenza per lo sviluppo aziendale. I settori più penalizzati in questa fase sono invece quello energetico, quello estrattivo, le industrie cicliche e i beni di consumo discrezionale.

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