In esaurimento la fase ribassista delle materie prime

A cura di David Donora, responsabile materie prime di Columbia Threadneedle Investments

Un’analisi generale dei mercati delle materie prime è fondamentale per capire non solo i driver macroeconomici ma anche lo stadio del ciclo in cui si trovano ora i mercati. L’attuale ciclo, cominciato nel 2000, ha evidenziato una fase rialzista fino agli inizi del 2008, anno in cui è cominciata la fase ribassista che dura ancora oggi. Il rally del 2009-2011 indotto dalle banche centrali ha inviato un segnale ingannevole ai produttori, esacerbando l’attuale fase discendente.

A partire dal 2015 i mercati hanno cominciato a “toccare il fondo”, come indicato dalla chiusura forzata di alcuni impianti produttivi e, nel caso del petrolio, dall’accelerazione della domanda provocata dai prezzi. Premesso che, a nostro avviso, il raggiungimento del punto di inversione minimo continuerà anche nel 2016, i tempi dipenderanno dagli ostacoli macro; precisamente, bisognerà aspettare che l’effetto cumulativo dei tagli alla produzione unito al miglioramento della domanda crei una carenza di offerta su un numero sufficiente di mercati, che le scorte si riducano e che i prezzi comincino a risalire in maniera sostenibile e per un periodo di tempo prolungato mentre la produzione si rimette al passo.

Guardando ai fattori macro che più incidono sui prezzi delle materie prime, al centro dell’attenzione troviamo la Cina (e altri mercati emergenti), dove si è generata gran parte della crescita della domanda degli ultimi 15 anni, e il rischio della transizione ancora in corso da un modello di espansione legato agli investimenti fissi a uno trainato dai consumi, che è chiaramente più difficile del previsto. Il rischio principale per una fase prolungata di bassi prezzi delle materie prime (cui siamo già arrivati) è che la Cina vada incontro a un atterraggio duro o a una recessione nei prossimi 1-3 anni. Ciò estenderebbe la durata dell’attuale contesto di prezzi contenuti oltre il 2016. Per contro, una ragionevole stabilizzazione in Cina inciderebbe positivamente su altri paesi emergenti e alimenterebbe la domanda di materie prime.

Sul versante dell’offerta, i mercati dell’energia, dopo aver mostrato una tenuta migliore rispetto ad altri settori durante l’iniziale rallentamento ciclico, hanno fatto decisamente peggio negli ultimi 18 mesi. Il basso costo dell’energia, inoltre, ha pesato indirettamente sui prezzi di altre materie prime, dato che quest’ultima è un importante fattore di produzione per molte risorse. È in virtù di questa relazione, e del fatto che i mercati dell’energia sono vicini a un punto di svolta, che la prossima fase rialzista delle materie prime verrà innescata da una ripresa dell’energia.

A livello aggregato, riteniamo che le materie prime continueranno a viaggiare verso il punto minimo di inversione nei prossimi mesi, e che tale processo sarà più difficoltoso per i produttori che per i mercati sottostanti, poiché agli attuali livelli i prezzi sono inferiori a una grossa fetta dei costi di produzione. La fase ribassista dovrebbe esaurirsi nel giro di 1-3 anni, dopodiché i mercati entreranno nella prossima fase rialzista.

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