La Russia resiste alla tempesta del petrolio

A cura di Craig Botham, Emerging Markets Economist, Schroders

Il Prodotto interno lordo della Russia, nel primo trimestre, ha regalato una sorpresa positiva: la contrazione dell’1,2% a/a è inferiore alle attese del consensus, pari a -2%. Un dato decisamente migliore anche del -3,8% fatto segnare negli ultimi tre mesi del 2015. L’economia russa sembra resistere al crollo del prezzo del greggio meglio di quanto ci si potesse aspettare.

Questa lettura del PIL non include un disaggregato del dato, bisogna quindi attendere per capire quali fattori abbiano trainato la performance. Tuttavia, probabilmente essa riflette i vantaggi legati all’aver permesso alla valuta di farsi carico di gran parte dell’aggiustamento legato al crollo del petrolio e al rallentamento economico. Altri produttori di materie prime farebbero bene, a questo punto, a imparare dalla lezione russa. Il rublo è sceso in linea con il greggio ed è rimasto su livelli bassi, dato che l’oro nero ha continuato a scambiare in un range relativamente ristretto. Di conseguenza, è aumentato il surplus delle partite correnti. Riteniamo che le esportazioni nette abbiano sostenuto la crescita.

Il rublo più debole sembra anche aver trainato un cambiamento dell’economia verso settori commerciabili, dato che la competitività industriale russa è stata rafforzata. I dati ad alta frequenza incoraggiano quest’idea: il settore dei consumi fatica ancora, nonostante la produzione industriale abbia compiuto primi passi incoraggianti. Ci aspettiamo ancora una crescita leggermente negativa quest’anno, ma i rischi sembrano spostati al rialzo e sembra probabile il ritorno del segno “più” per il PIL russo nel breve periodo.

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