Periferia, high yield e bond emergenti le scelte privilegiate

A cura di Anima Sgr
Il contesto continua ad essere contraddistinto da tassi estremamente bassi, ovunque. Tuttavia va ancora evidenziata una certa differenza tra i tassi negativi dell’area Core dell’Europa e i tassi bassi, ma positivi, che registriamo nella Periferia. Pertanto, tenendo conto della manovra espansiva in atto avviata dalla Bce, riteniamo Passando al comparto corporate, il mercato primario ha recentemente ripreso vigore, sulla scia di tassi e spread molto contenuti, grazie all’attesa per le nuove misure della Bce, compresi gli acquisti di titoli corporate (cominciati lo scorso 8 giugno).
I fondi focalizzati sulle obbligazioni societarie hanno partecipato selettivamente ad alcune nuove emissioni. Il loro posizionamento ha comunque subìto poche variazioni nel corso dell’ultimo mese e da un punto di vista settoriale viene confermata una preferenza per utility, industriali e telefonici, anche nei comparti del debito subordinato. La presenza di quest’ultimo segmento – finanziario e non – resta uno dei tratti distintivi di questi fondi, che continuano a presentare un sottopeso di duration e un sovrappeso di beta, in un contesto di ampia diversificazione. Si preferisce ancora avere emissioni con rendimenti più elevati, ma su orizzonti temporali ravvicinati anche con un grado di seniority inferiore, a scapito di emissioni di migliore qualità ma con scadenza più lontana.
I segmenti delle obbligazioni high yield e dei bond emergenti rappresentano ancora una buona opportunità nel medio periodo e la view viene mantenuta positiva. All’interno dei nostri fondi obbligazionari flessibili, emergenti e high yield, quindi, restano due asset class su cui si continua a puntare, se pur in modo più selettivo dopo il recente rialzo che hanno conosciuto. In particolare, con riferimento all’high yield, guardiamo sia ai titoli americani che a quelli europei: se da un lato i primi offrono un profilo di rischio/rendimento più interessante, dall’altro i secondi possono ancora beneficiare del programma di misure quantitative della Bce e di riflesso quindi dell’acquisto di titoli corporate investment grade. Sugli emergenti, comunque, la cautela resta d’obbligo considerano la politica monetaria della Fed che in prospettiva si farà meno espansiva.
Per quanto riguarda le valute nelle prossime settimane i riflettori saranno ancora più puntati sulla sterlina, mano a mano che ci si avvicina alla data del referendum sul rischio Brexit. In sei mesi, contro euro e contro dollaro, la sterlina ha già visto un deprezzamento superiore al 10 per cento. In particolare, nel caso in cui l’esito referendario dovesse essere positivo e quindi il Regno Unito restare nella Ue, allora la sterlina potrebbe recuperare terreno, viceversa in caso di Brexit potremmo assistere ad un suo svantaggio non trascurabile. In questo momento, quindi, confermiamo il posizionamento neutrale sulla divisa inglese. In merito al dollaro continua ad essere determinante la politica monetaria della Banca centrale americana. Basti pensare che in seguito alla pubblicazione dei dati dell’occupazione statunitense e al successivo richiamo all’attendismo invocato dalla Yellen, il dollaro, che già si era indebolito, si è ulteriormente deprezzato, favorendo mercati emergenti e le materie prime; soprattutto il prezzo del petrolio ha consolidato il suo recupero raggiungendo i massimi da otto mesi.
Per quanto riguarda il cambio euro-dollaro la visione di ANIMA resta di neutralità. Passando alle valute emergenti, con la ripresa del prezzo del petrolio, le divise dei paesi  esportatori di materie prime hanno recuperato buona parte della svalutazione registrata a inizio anno e riteniamo che la performance positiva possa ancora continuare selettivamente, sulla scia di un posizionamento che per alcune monete resta lontano dagli estremi. Un ulteriore apprezzamento delle valute emergenti sarà possibile nel caso in cui dovessero arrivare sorprese positive sul fronte della crescita globale e in particolare dalla Cina.

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