Wall Street, perchè non c’è limite alla risalita?

A cura di Yann Quelenn, analista di Swissquote

L’indice S&P500 sta trattando sui livelli più alti di sempre consolidando il suo record. Se guardiamo alle incertezze globali di oggi è ovvio che le azioni americane appaiano decisamente sopravvalutate. Il nostro giudizio sullo stato di salute dell’economia Usa rimane cauto: da una parte infatti consideriamo i fondamentali assolutamente sovrastimati (in particolare i dati relativi al mercato del lavoro), dall’altra è chiaro che un mercato azionario Usa più forte si traduca nella percezione di un’economia in espansione. Ebbene noi abbiamo qualche sospetto che non sia così.

Guardiamo infatti alla liquidità illimitata che le banche centrali potrebbero ancora far affluire al sostema. I mercati azionari non sono più guidati dai fondamentali ma dalle mosse delle banche centrali e dalle decisioni di allentamento quantitativo. La scorsa settimana la visita in Giappone dell’ex Presidente Fed Ben Bernanke e i rumors relativi ad una possibile azione in stile “helicopter money” da parte della Bank of Japan hanno spinto il Nikkei ad un guadagno dell’8% in sole tre sedute mentre tutti sappiamo che il Paese del Sol Levante sta lottando disperatamente per tornare a vedere una crescita sostenibile del suo PIL e combattere la deflazione.

Come sosteniamo da tempo, non c’è alcuna divergenza nelle politiche monetarie delle diverse banche centrali. Gli investitori hanno compreso che i tassi rimarranno ancora bassi per un bel po’ di tempo. Per quanto altamente improbabile, se guardiamo all’andamento dei Fed futures, è addirittura possibile un taglio dei tassi Usa prima del 2017, e per quanto la strada verso un rialzo dei tassi Usa sia molto sovrastimata è tuttavia sufficiente a sostenere i prezzi di Borsa. E’ anche vero che l’attuale rapporto prezzo/utili dello S&P500 (dividendi compresi) non è ai livelli 2009 (123,73), ma intorno a 25. La maggiorparte delle società americane nel secondo trimestre 2016 ha riportato utili in calo e pertanto noi dovremmo vedere il p/e crescere ulteriormente. Non c’è alcuna ragione per cui gli indici Usa ora dovrebbero accusare un calo dal momento che il QE è destinato a continuare: tra uno o due mesi potremmo vedere l’S&P500 sui 2200 punti. Certamente non si può escludere che accada un evento in grado di generare panico sui mercati e portare nuova avversione al rischio di cui farebbero le spese anche le borse americane. Le elezioni Usa rappresenteranno il nuovo market focus a da parte nostra non escludiamo un QE4.

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