Il punto sui mercati emergenti

A cura di Raiffeisen Capital Management
Dopo un inizio anno deludente, marzo è stato tutto all’insegna di una rapida ripresa dei corsi sui mercati azionari dei paesi emergenti (EM), che sono riusciti a guadagnare molto di più delle borse dei paesi sviluppati. Le misure sorprendentemente ampie della banca centrale europea (BCE) e un ulteriore posticipo di nuovi rialzi dei tassi d’interesse da parte della banca centrale USA hanno provocato un brusco cambiamento del sentiment.
La precedente situazione tecnica di “ipervenduto” sulla maggior parte dei mercati ha ulteriormente alimentato la ripresa. Soprattutto negli USA si sono aggiunte massicce coperture di posizioni short che hanno ulteriormente trascinato in alto i corsi e avuto un impatto sui paesi emergenti. Parallelamente, le valute emergenti hanno fatto registrare il più forte guadagno mensile rispetto al dollaro USA dall’inizio di questo secolo. Per contro, si sono ripresi anche i prezzi delle materie prime.
I movimenti delle ultime settimane confermano le nostre previsioni ottimistiche dell’ultimo em-report. Dopo i forti rialzi dei corsi è, tuttavia, sempre più probabile una breve pausa o una correzione. Indipendentemente da ciò, nelle prossime settimane e mesi i corsi potrebbero comunque salire ancora leggermente. Dal punto di vista tecnico, l’indice MSCI Emerging Markets può contare ancora su un margine di rialzo del 5-10% prima di scontrarsi con una zona di resistenza presumibilmente molto ostinata e ampia.Trae origine dai supporti che negli ultimi 5-6 anni avevano bloccato ripetutamente i ribassi dei corsi nell’indice.
È poco probabile che questa zona, che si trova intorno agli 880-940 punti, venga subito “sfondata” al rialzo. Al più tardi in quel punto dovrebbe avvenire una correzione. In questo contesto si inserisce anche bene il fatto che l’attuale debolezza del dollaro non potrà probabilmente continuare al ritmo attuale e anche che la banca centrale USA non potrà continuare all’infinito il suo “percorso a zig-zag” con segnali di politica monetaria che cambiano di settimana in settimana. Entrambi i fattori hanno, tuttavia, promosso notevolmente il recente rally dei corsi delle azioni, obbligazioni e valute dei paesi emergenti.
A lungo termine, nei prossimi 5-10 anni, le valutazioni indicano, però, ancora quotazioni azionarie più alte nella maggior parte degli Emerging Markets, nonostante i recenti rialzi dei corsi.
In termini economici il quadro è cambiato solo gradualmente. I dati congiunturali provenienti dalla Cina ultimamente sono stati di nuovo leggermente più positivi e, di conseguenza, hanno contribuito a migliorare il sentiment di mercato, in fondo la Cina era ed è al primo posto sulla lista delle preoccupazioni degli operatori dei mercati finanziari. Indipendentemente da ciò, per ora continua ancora il rallentamento dello sviluppo economio nei paesi emergenti. Il dollaro ultimamente più debole e la leggera ripresa dei prezzi delle materie prime potrebbero spesso dare, tuttavia, alcuni impulsi positivi ai paesi esportatori di materie prime.
Bisogna, però, considerare che la riduzione dei tassi d’indebitamento dell’economia è solo all’inizio e richiederà tempo. Proprio questi debiti avevano, però, finanziato in larga misura la realizzazione ed espansione delle capacità produttive. Ciò significa, al contrario, che una crescita del credito molto contenuta causerà probabilmente un calo degli investimenti e ciò a sua volta dovrebbe tradurrsi in una crescita economica più debole ancora per un certo periodo in molti paesi emergenti.

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