Emergenti Asia, crescita in vista nel secondo semestre

A cura di Christopher Chu, Fund Manager, Azionario Asia, Union Bancaire Privée – Ubp

I cocktail sono sì appropriati per la stagione estiva, tuttavia un cocktail di segnali nel mercato azionario non è accolto altrettanto volentieri. Dall’inizio dell’estate (asiatica), i mercati hanno mostrato volatilità a causa d’indicatori economici e politici contrastanti, sia nei Paesi sviluppati sia negli Emergenti. Negli Stati Uniti, i dati sui salari e sui tassi di partecipazione sono leggermente aumentati poiché la ripresa delle retribuzioni del settore privato comincia a segnalare una progressiva riduzione dell’eccesso di forza lavoro, supportando un secondo rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve. In Cina, l’espansione del 6,7% registrata nel primo trimestre è passata in secondo piano a causa di un’impennata nella crescita del credito, che mette in discussione l’impegno di Pechino sulle riforme. Sommando tutto ciò all’incertezza politica, che include l’eventualità di una Brexit, il sentiment potrebbe tornare a spingere verso posizioni lunghe sul dollaro che hanno messo in difficoltà il mercato a inizio 2016.

Le economie asiatiche Emergenti sono attualmente meglio posizionate per la seconda metà dell’anno rispetto ai sei mesi precedenti, quando gli operatori di mercato erano confluiti in massa sulle opportunità legate a un dollaro più forte. Per prima cosa, i tassi d’interesse reali rimangono positivi, in particolare in Cina, India e nella maggior parte dei paesi facenti parte dell’ASEAN. Anche se l’effetto base del 2014 è svanito, dato il rialzo latente dei prezzi del petrolio a inizio 2016, i livelli d’inflazione rimangono benigni in una regione che è importatrice netta di energia. In secondo luogo, ci sono miglioramenti evidenti nei termini di scambio poiché le più grandi economie asiatiche Emergenti continuano a mostrare un avanzo delle partite correnti. I produttori asiatici di materie prime, più esposti ai cicli economici globali, hanno visto una riduzione nel deficit delle partite correnti data la contrazione delle importazioni.

Tassi d’interesse reali positivi permettono alle banche centrali di mantenere politiche monetarie accomodanti a sostegno della crescita. In un’area economica con un surplus nelle partite correnti, i risparmi superano i consumi, così che la necessità di deprezzare la valuta in modo aggressivo non è essenziale per migliorare i termini di scambio. Tali condizioni sono importanti nell’attuale contesto di mercato, poiché il sentiment mette in dubbio sia la situazione sia la vulnerabilità che deriverebbero da un dollaro più forte. La crescita globale rimane al di sotto del trend ma, a nostro avviso, non si contrarrà per via di un dollaro più forte. I sopracitati tassi reali positivi e il surplus nelle partite correnti proteggono il valore degli asset locali, reso chiaro dall’apprezzamento delle valute asiatiche. Ciò è più evidente nei Paesi dell’ASEAN, dove le valute appartenenti alle nazioni più grandi dell’area si sono apprezzate tra il 3% e il 9% nei primi cinque mesi dell’anno.

L’apprezzamento della valuta garantisce un spazio di manovra per i policy maker, ma non è una panacea che rimpiazza le riforme. I dati di aprile sulle riserve in valuta estera cinesi sono stati più alti dei numeri riportati a marzo, grazie a una rivalutazione dovuta a un dollaro più debole. Sebbene meno severe rispetto ai deflussi d’inizio anno, ciò riflette il fatto che gli investitori continuano ad attendere miglioramenti evidenti che promuovano un’economia di mercato liberalizzata.

Recentemente, questi sono diventati più evidenti in India, dove è stata finalmente approvata una nuova legge sulla bancarotta, mentre Indonesia e Myanmar hanno intenzione di rafforzare le lungaggini burocratiche che hanno scoraggiato gli investimenti. Nelle ultime elezioni delle Filippine, l’ex sindaco di Davao, Rodrigo Duterte, che ha fatto una campagna elettorale sulla retorica del protezionismo, ha discusso un aumento nei livelli di proprietà straniere per supportare politiche a favore delle crescita. Una promessa che, se implementata, dovrebbe garantire crescita nel medio periodo.

Una crescita anemica non è desiderabile, ma resta comunque da preferirsi a una recessione. Se il dollaro dovesse rafforzarsi in seguito alle crescenti attese di un rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve o di un’instabilità politica in Europa, i tassi reali positivi e l’avanzo delle partite correnti dovrebbero far crescere l’armatura economica dei Paesi Emergenti asiatici, vista la disponibilità in termini di liquidità e il reddito da risparmi. Quest’estate, piuttosto che un mix di cocktail, i mercati idealmente preferiranno restare sobri, poiché una volatilità causata da un dollaro più forte sarebbe qualcosa di più difficile da buttare giù.

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