
Ma qual’è, in questo momento, il consensus sulle diverse asset class di Invesco? Iniziamo dalle azioni europee, che a detta di Jeffrey Taylor, Head of European Equities e gestore dell’Invesco Euro Equity Fund, presentano ancora delle interessanti opportunità, nonostante la paura tenga ancora lontano molti investitori. “Prova ne è – afferma Taylor – l’attuale storicamente ampio differenziale tra le valutazioni dei titoli sopravvavultati e sottovalutati in Europa e la disponibilità del mercato a prezzare al meglio azioni di qualità”. Certo, avverte il gestore, la crescita europea e globale non è entusiasmante a causa principalmente dei rischi politici, della deflazione e dell’andamento dei profitti aziendalei. “Tuttavia – fa notare Taylor – continuiamo a sovrapesare i titoli del comparto energia, i finanziari (in Italia su tutti segnaliamo Mediolanum e Fineco) e le tlc. Sottopeso invece per l’equity tedesco in generale e per i settori difensivi quali consumer staples, healt care (ad eccezione della svizzera Novartis) e utility”. Più in particolare, le prime tre posizioni nel fondo in ordine di peso decrescente sono occupate dalla francese Total (settore energy), dall’olandese Ing e dalla svizzera Novartis.

Passando poi all’asset class del reddito fisso, Paul Read, co-Head Fixed Interest di Invesco Perpetual, mette l’accento su uno scenario globale a dir poco complicato, in cui cinque ben Banche Centrali hanno tassi di interesse negativi, il 39% delle emissioni governative dell’area euro hanno rendimenti negativi, la curva del Bund (a otto anni) è negativa, il rendimento del decennale svizzero è di -29 bps, il 64% del mercato mondiale dei Treasury evidenzia rendimenti inferiori all’1% e, non ultimo, il rendimento dei bond corporate ndell’area euro investment grade hanno uno yield dell’1 per cento. “In un tale contesto – avverte Read – la composizione dei redditi da investimento sta mutando: la quota percentuale dei rendimenti da interessi sul totale è ai minimi dagli anni Sessanta. Detto ciò, in prospettiva, i tassi e i rendimenti dovrebbero restare bassi, in un quadro contraddistinto da possibili improvvisi picchi di volatilità, dati macro positivi per i Paesi sviluppati e politiche di sostegno al credito in Europa”.

Durante la conferenza stampa organizzata nell’Investment Centre di Henley, Byron Lake, Head of Invesco PowerShares Emea, ha poi discusso dei cambiamenti in corso, una vera e propria nuova era, nel comparto degli Etf. “L’industria degli Etf Emea è nata nel 2003 – afferma Lake – e da allora è arrivata ad accumulare oltre 500 miliardi di dollari di masse in gestione mentre l’industria degli Etf negli Usa (partita nel 1993) sfiora i due trilioni di dollari”. “Ai giorni nostri – fa poi notare Lake – gli Etf smart beta rappresentano la nuova frontiera (già una realtà per emittenti come PowerShares, per esempio, ndr) sempre più richiesta sia dagli investitori istituzionali che retail”.
