Rialza bene chi rialza ultimo?

A cura di James McCann, UK/Europe Economist, Standard Life Investments
C’è un tema popolare in tutti i mercati finanziari secondo cui la Banca d’Inghilterra (BoE) segue la politica monetaria della Federal Reserve. Se questo è vero, agli occhi degli osservatori della BoE spiccano i recenti  cambiamenti nella retorica della Fed. Ci sono stati periodi, negli ultimi decenni, in cui sembra realmente che la BoE abbia seguito la strada segnata dalla banca centrale USA. In particolare, i cicli di inasprimento e di allentamento della  Fed sembrano aver guidato la politica della banca centrale britannica negli anni ‘80, con la banca centrale degli Stati Uniti a condurre la carica per abbattere l’inflazione.
Tuttavia, uno sguardo alla storia economica più recente rivela un quadro più complesso. È vero che la Fed ha cambiato rotta prima della BoE in una serie di occasioni (sia avviando cicli di inasprimento e allentamento). È accaduto nel 1994, 1995, 1999 e, più recentemente nel 2007. Tuttavia ci sono state anche occasioni in cui è stata la Bank of England ad aprire la strada seguita dalla Fed. In effetti, la BoE ha iniziato ad alzare i tassi per prima nel 1996 e nel 2003, mentre ha iniziato per prima a tagliare nel 1998. Va però sottolineato che nella politica monetaria non conta soltanto la direzione. La portata dell’inasprimento dei tassi e il livello dei tassi di interesse in passato sono stati decisamente divergenti. Ad esempio i tassi di interesse sui FED fund scesero di 550bp nei primi anni 2000, più del doppio rispetto all’allentamento effettuato nel Regno Unito. Se da un lato gli Stati Uniti hanno giocato senza dubbio un ruolo importante nel ciclo economico e dei tassi di interesse a livello globale, sostenere che ci sia un rapporto di subordinazione è troppo semplicistico.
Comunque, a prescindere dal passato, la BoE recentemente non ha seguito le orme della Fed. A sei mesi dalla decisione del FOMC di inasprire la politica monetaria; nel Regno Unito il tasso bancario è ancora fermamente bloccato allo 0,5%. Inoltre, pur avendo indicato un ritmo più modesto di inasprimento dei tassi di interesse, la FED sta ancora guidando le aspettative del mercato in direzione di un rialzo dei tassi di interesse in futuro. Per contro la Bank of England ha mitigato la sua forward guidance a un livello tale da segnalare solo in maniera esitante che prevede un tasso bancario più elevato alla fine del periodo di riferimento di tre anni.
Ci sono buone ragioni alla base di questa divergenza tra le due banche centrali. Innanzitutto il Regno Unito sta affrontando un’incertezza politica acuta a causa del referendum. Questa incertezza ha già pesato sulla crescita e diventerebbe ancora più pesante se vincesse il “leave”. In secondo luogo il Regno Unito sembra leggermente dietro gli Stati Uniti in termini di ciclo economico. È notoriamente difficile determinare quanto sia ristagnante un’economia ma, a giudicare dai dati sulla pressione sui prezzi domestici, sembrerebbe che gli Usa stiano creando una maggiore  inflazion.
Infine è probabilmente più difficile per la Gran Bretagna sganciare la propria politica monetaria dalla quella dell’Eurozona, che di fronte alle deboli pressioni inflazionistiche, prosegue con il quantitative easing. Certo è che la politica UK non è determinata solo da questioni interne. Tuttavia pensare che dipenda solo dalla politica monetaria USA è semplicistico e non permette di comprendere alcune delle forze globali che hanno contribuito ai bassi tassi d’interesse britannici. Questi includono i risparmi e i comportamenti finanziari a livello globale, un declino della crescita e della produzione internazionale e gli elevati livelli di debito in diverse nazioni. Per spiegare la direzione dei tassi UK è necessario osservare l’interazione tra queste forze, insieme allo sviluppo di domanda e offerta interne. Continuiamo ad aspettarci una mossa al rialzo, anche se questo, molto probabilmente non accadrà prima del 2017.

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