Giappone, le agenzie di rating potrebbero intervenire presto

A cura di Yann Quelenn, analista di Swissquote

L’indice dei prezzi al consumo in Giappone non sembra volerne sentire di ripartire.  Sebbene meglio delle previsioni, tuttavia il Japan April National CPI è uscito con un dato peggiore (-0,3%) rispetto a quello registrato a marzo, così come anche la seconda misura di riferimento per l’inflazione, il Tokyo CPI (-0,5%). E’ ormai evidente a tutti che di fronte a risultati così disarmanti sembrerebbe alquanto difficile poter raggiungere un’inflazione target al 2% entro la fine del 2017. E’ il buon senso che ci dovrebbe far riflettere: come può infatti l’economia di un Paese riuscire a far ripartire la corsa dei prezzi in un anno e mezzo se non ci è riuscita negli ultimi vent’anni?
La realtà invece ci racconta che siamo di fronte al secondo mese conecutivo di calo dei prezzi, la BoJ può ritenere che una delle cause sia rappresentata dalla forza recente dello yen, colpevole di portare ulteriore pressione ribassista sui consumi. Dal nostro punto di vista, crediamo ormai che l’aumento dell’Iva previsto per il 2017 sarà per lo meno rinviato se non proprio del tutto rimosso, mentre la banca centrale cercherà di evitare ogni mossa che possa portare nuovi scossoni all’interno che possano squilibrare ulteriormente l’economia del Paese.
Altri problemi potrebbero infatti presentarsi all’orizzonte. Le agenzie di rating, ad esempio, stanno iniziando a domandarsi se non sia il caso di ponderare un downgrading sui titoli del Paese, dal momento che le previsioni economiche vengono messe sub iudicio. Considerando l’enorme massa di debito giapponese e che il rapporto debito/Pil supera il 250%, una mossa del genere seppellirebbe per molto tempo le speranze di tornare ad una ripresa sostenbile.

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