Exane Bnp Paribas: “Unione Europea, la fine della storia?”

di P. O. Beffy, Chief Economist di Exane Bnp Paribas

Alla fine, è calato il sipario sulla storia del Regno Unito nell’Unione Europea. Quanto successo la settimana scorsa ha dimostrato quanto sia pericoloso avere una forte view sull’esito di un voto o di un referendum. Ciò è particolarmente vero in Europa, dove i populisti continuano ad ottenere consensi per via dei timori dei cittadini in un contesto caratterizzato dalla crisi dei migranti e dall’assenza di un forte quadro istituzionale a livello europeo. La reazione iniziale dei mercati ha evidenziato che c’era una certa compiacenza nei confronti del referendum. Credo che gli investitori guarderanno al risultato delle elezioni spagnole di domenica, al referendum costituzionale in Italia in programma ad ottobre e alla elezioni presidenziali negli Stati Uniti di novembre con un occhio diverso.

Tornando al tema Brexit, vi è attualmente una maggiore visibilità sulle tempistiche di uscita del Regno Unito dall’Unione Europea che sulle conseguenze dell’esito finale. L’elezione di un nuovo leader del Partito Conservatore a ottobre dovrebbe essere rapidamente seguita dall’applicazione dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona, dando inizio alle negoziazioni, che dureranno almeno due anni, con la Commissione Europea. Il Regno Unito è ancora nell’Unione Europea da un punto di vista legale, ma già fuori da quello politico. Tuttavia, il percorso per uscire sembra tortuoso dal momento che: 1) la Brexit è stato un colpo diretto alla Commissione Europea che cercherà di evitare che altre nazioni siano tentate di uscire; 2) le nazioni appartenenti all’Unione Europea hanno obiettivi differenti (la Polonia sulla libera circolazione dei lavoratori, la Francia e la Germania sui servizi finanziari, l’Olanda sul libero commercio, ecc..); 3) nel Regno Unito stesso, il fronte Brexit non sembra preparato in un contesto di incertezza della politica locale.

Non siamo troppo preoccupati sui futuri accordi commerciali, anche se è improbabile che il Regno Unito possa ottenere un accordo favorevole come a quello di cui beneficiava in qualità di Stato Membro dell’Unione Europea (alcuni politici in Francia e Germania hanno suggerito un accordo di associazione come nel caso dell’Albania o della Turchia). Pensiamo che il Regno Unito dovrà continuare a contribuire al budget europeo, come Norvegia o Svizzera, al fine di strappare un accordo che non sia troppo dannoso, specialmente per il settore finanziario.

In termini di attività economica, la crescente incertezza congelerà alcuni progetti di investimento. Dato l’elevato deficit della bilancia corrente, questo comporterà una sterlina più debole nel lungo termine e una leggera contrazione del PIL britannico alla fine dell’anno. Anche se i mercati saranno probabilmente volatili nelle prossime settimane, la reazione iniziale del mercato obbligazionario e dei titoli di Stato non lascia presagire uno scenario drammatico per l’economia britannica. Considerato ciò, il consensus potrebbe essere diventato troppo pessimistico sulle prospettive di crescita del Regno Unito nel breve termine. Tuttavia, prendendo in considerazione il deficit e l’importante peso dell’immigrazione sulla forza lavoro, il potenziale di crescita britannico sarà sicuramente più debole.

Per l’Europa, il risultato del referendum non indica la fine della storia ma le istituzioni europee devono cercare di stare più vicine ai cittadini. Inoltre, nel breve termine la definizione di un’idea migliore di Unione Europea potrebbe essere più importante dell’adozione di ulteriori misure di integrazione. Nei prossimi mesi, le iniziative politiche avranno un’elevata importanza. Tuttavia, teniamo ben in mente che le elezioni in Francia e in Germania avranno luogo tra circa un anno. Inoltre, misure politiche quali il completamento dell’Unione Bancaria o la maggiore integrazione fiscale, che sarebbero positive per i mercati, non sembrano ora di prossima attuazione. È più probabile che venga creato un fondo per le infrastrutture europee finanziato attraverso un budget europeo: un’iniziativa di tal tipo rappresenterebbe un passo nella giusta direzione nel breve termine.

Infine, è probabile che vedremo un Regno Unito più debole all’interno di un’Europa indebolita. Come ho già sottolineato nei trimestri precedenti, la frammentazione politica europea è in atto e il referendum nel Regno Unito è solo un esempio di tale processo. Gli occhi degli investitori sono puntati su paesi come l’Olanda, dove il Partito per la Libertà è molto popolare, o sulla Danimarca, dove il flusso di migranti è stato socialmente destabilizzante. La posta in gioco è alta in Europa da un punto di vista politico, sociale e economico. I leader europei saranno obbligati a definire dei nuovi piani d’azione per l’Europa. Tenuto conto dell’attuale contesto economico e sociale, la sfida sembra, però, titanica.

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