Tempesta valutaria dopo la Brexit

A cura di Davide Marone, Senior Analyst, FXCM Italia

  • Gli spread sull’interbancario mostrano un ritorno a valori consueti
  • Il dollaro USA ha dimostrato ancora una volta di poter fungere da safe haven
  • La Bank of England ha le armi spuntate, ulteriore possibile deprezzamento per la sterlina
  • La forza strategica dello Yen, la Boj scalda i motori

Ci ritroviamo a fare il punto generale dei mercati in un contesto di estrema volatilità che possiamo definire, seppur con cautela, “rientrata”. La misura in tal senso emblematica è rappresentata dagli spread sull’interbancario, che mostrano un ritorno a valori consueti dopo le ampie divaricazioni legate alla liquidità in netta diminuzione dei giorni scorsi. Le marginazioni, ossia i depositi di garanzia richiesti per il mantenimento delle posizioni in essere, sono in larga parte riportati ai livelli consueti e questo costituisce un secondo elemento attestante un progressivo ritorno alla normalità.
Per quanto riguarda il mercato valutario, ciò ci porta a ravvisare tre principali filoni:

  • Il dollaro USA ha dimostrato ancora una volta di poter fungere da safe haven in scenari piuttosto estremi e quindi tutt’altro che in via di potenziale svalutazione, come invece potrebbe far presagire l’ennesima revisione che crediamo giungerà (non esplicitamente, ma nella sostanza) dal FOMC in termini di forward guidance sui tassi di interesse. Partendo dal presupposto che noi ritenessimo verosimile un solo rialzo a dicembre, non fatichiamo a dedurre che perfino questa ipotesi ora venga messa in discussione. La stessa Janet Yellen, durante l’ultimo meeting Fed (lo scorso 15 giugno), ha sottolineato come la Brexit potesse rappresentare l’ago della bilancia anche per le decisioni di Washington. In tal senso il biglietto verde incarnerebbe una dicotomia che, da un lato, lo assurge a bene rifugio sulle future fiammate di risk off e, dall’altro, a ennesimo asset che si tira fuori dalla già povera lista di classi d’investimento ad “alto” rendimento alla luce di aspettative dovish alle quali andiamo incontro.
  • La sterlina ha subito una svalutazione senza precedenti e, verosimilmente, si dimostrerà ipersensibile ai prossimi sviluppi sul fronte delle evoluzioni politiche in UK e dei possibili negoziati, lasciando spazio pertanto a un ulteriore possibile deprezzamento. Dal canto suo la BoE, per quanto tenti di riassicurare i mercati, non ha vere armi per tenerne sostenuto il valore (al netto di improbabili e incredibili rialzi dei tassi) e probabilmente si allineerà alle dinamiche dei mercati “accompagnando” reiterati ribassi. Decisamente più arduo paventare, al netto di rimbalzi tecnici, nuovi apprezzamenti della divisa della regina.
  • Il fronte yen è altrettanto caldo; la valuta del Sol Levante ha mostrato rafforzamenti clamorosi, giunti  peraltro già prima della Brexit. Lo sfondamento della barriera dei 100 sul cambio Usd/Jpy rappresenta un fatto di importanza strategica, dal momento che tale soglia psicologica costituiva quella più probabile in quanto ad attivazione per possibili interventi diretti della BoJ rivolti a frenare la rivalutazione dello yen. L’approdo a quel livello, giunto durante le vorticose ore Brexit, ha contribuito a distorcere tale quadro consequenziale ed è logico valutare come potrà essere di matrice attendista la policy di Tokyo, che probabilmente si aspetterà un assestamento del quadro complessivo in grado di rendere un’eventuale manovra da parte della BoJ la più efficace possibile. Potremmo assistere, pertanto, ancora ad un contesto di generale forza relativa dello yen e dunque la gravitazione attorno alla soglia di 100.

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