Brexit e banche italiane. E’ arrivato il momento del bail-out?

A cura di Yann Quelenn, analista di Swissquote
A distanza di qualche seduta non si corre il rischio di sbagliare nell’affermare che le vere vittime della Brexit sono state le banche e quelle italiane e tedesche in primis. Ad essere finite nell’occhio del ciclone delle vendite sono stati infatti non solo gli istituti finanziari anglosassoni ma anche colossi del calibro di Deutsche Bank e Commerzbank, che hanno sofferto ma mai quanto Unicredit, la cui capitalizzazione è scesa circa del 30% dall’esito del famigerato referendum. Alcuni titoli bancari hanno perso terreno per il solo fatto di essere territorialmente legati alla Gran Bretagna, altri invece sulla base delle crescenti incertezze che stanno affiorando in Europa.
Dal nostro punto di vista, riteniamo che – per quanto rimanga ancora molto improbabile al momento –  il mercato stia già incorporando nei prezzi un possibile scompaginamento dell’Unione Europea: in tale contesto le difficoltà delle banche italiane diventerebbero improvvisamente insostenibili in quanto non potrebbero più godere della rete di protezione unitaria. Non solo crediamo che potrebbe anche affiorare la vera natura del tessuto creditizio italiano, mostrandosi sull’orlo della bancarotta ma anche che sia assolutamente necessario un suo salvataggio da parte del sistema europeo.
Le banche italiane risultano comunque in buona compagnia in quanto ad affiancarle per gravità di circostanze troviamo proprio gli istituti tedeschi. Proprio negli ultimi giorni, George Soros ha preso un’importante posizione al ribasso sul titolo Deutsche Bank e lo stesso sembrerebbero aver fatto anche altri hedge fund. Il risultato è che le attuali incertezze vengono completamente rispecchiate nei prezzi in caduta dei titoli bancari. Un fenomeno che non dovrebbe lasciare indifferente la Bce, ma spingerla (come crediamo che farà) ad adottare ulteriori misure per calmare le acque. Questo però ci porta anche a sostenere che la “guerra delle valute” è lungi dal termine e di conseguenza tutto si traduce in ulteriori pressioni rialziste per il franco svizzero.

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